Il lavoro procede bene anche nella modalità "fuori di sé": scrivere in Calabria è come scrivere in Toscana. Sarà merito del computer, comprato al MediaWorld di Agliana. Sarà merito dei tanti libri sangiorgeschi che troneggiano sul tavolo che ho requisito dal giorno del nostro arrivo a Reggio. Anche oggi scrivo, amplio, taglio e cucio. Ma soprattutto correggo, faccio piccoli spostamenti, piccoli aggiustamenti. Mi faccio guidare dal suono delle parole, alla ricerca di uno stile semplice ma nel contempo elegante.
Il mio sogno è che questo libro, pensato per i lettori non professionali, sia acquistato dai bibliotecari come regalo per i propri amici, per le mamme e per i parenti: "Ecco qui, ragazzi: mi chiedete sempre cosa faccio in biblioteca. Qui ce lo trovate scritto".
Ricordo con molta simpatia un episodio risalente al 2003, anno nel quale stavo preparando il libro "La biblioteca trasparente": una signora con cui avevo un rapporto professionale molto positivo, che mi stimava e aveva grande fiducia in me, quando seppe che stavo scrivendo addirittura un libro che riguardava la biblioteca, mi domandò: Ma scusa, ma cosa ci sarà da dire mai sulla biblioteca, al punto da doverci scrivere un libro intero?
Io rimasi di sale: in una frazione di secondo mi passò davanti il fantasma di Ranganathan e tutta la collezione dello 020 raccolta idealmente in tutte le biblioteche del mondo. Non è stato scritto un libro intero sulle biblioteche, ma sono state scritte enormi biblioteche!