Ultimo giorno di lavoro prima della mini-vacanza di Pasqua (ho intenzione di regalarmi un giorno di non-lavoro anche domani: il primo sabato libero dopo mesi e mesi!). Mattina dedicata alle varie questioni in ponte: qualche riunione che mi porta a guardare verso l'autunno, parecchie cose da sbrigare, un po' di tempo per fare il punto su quanto ritroverò pronto ad attendermi martedì prossimo. Pomeriggio a Firenze, dove ho esami in università: peccato perdersi gli eventi culturali dell'intenso pomeriggio pistoiese, ma sull'ubiquità devo ancora attrezzarmi.
Di sera, finalmente tornati a Cascina, ci regaliamo la visione di Posti in piedi in paradiso, l'ultimo film di Verdone ancora per qualche giorno nelle sale cinematografiche.
Forse non oserei le quattro stelle di Mymovies, ma mi permetto di dire che il film è gradevole e ben fatto: merito dell'ottima recitazione non solo di Verdone, ma anche dei co-protagonisti Giallini e Favino e della strampalatissima Michaela Ramazzotti. Merito anche dell'argomento, di scottante attualità: la miseria più nera come conseguenza quasi automatica delle separazioni e dei divorzi, specie se plurimi.
Quando finisce l'amore, cominciano spesso i guai, magari perché (ma questa non è la storia del film) la squinzia di cui Lui si è innamorato fino al punto di lasciare banco e chicchi se n'è fujuta con un coetaneo, lasciando il De cuius in mutande, senza più casa, senza più un soldo, e con la rata del mutuo rimasta icasticamente a proprio carico. E spesso sono guai grossi, perché a volte le famiglie sono due o tre, mentre lo stipendio è uno, e tragicamente toccato dagli effetti della globalizzazione.
verdone racconta la storia di tre "disgraziati", ormai alla canna del gas per i debiti infiniti nei confronti delle ex mogli e per il lavoro che è andato a rotoli: impossibile non simpatizzare con la trascinante cialtroneria di Domenico Segato, immobiliarista ciarlatano che arrotonda facendo il gigolò per signore attempate; impossibile non sentirsi vicini alla frustrazione di Fulvio Brignola, critico cinematografico declassato a cronista di rosa; impossibile non fare il tifo per Ulisse Diamanti, produttore discografico di successo, costretto a campare vendendo su e-bay vinili e cimeli dei Doors.
I tre decidono di dividere l'affitto della casa, come universitari un po' troppo cresciuti, condividendo nel contempo il peso dei loro "destini crudeli".
Lieto fine non troppo convincente, per una commedia all'italiana che forse non a torto è stata considerata degna di prendere il testimone del grande cinema neorealista.