Vado a memoria: questo dovrebbe essere il primo o forse il secondo sabato dell'anno nel quale non sono impegnata in qualche evento cittadino al quale sono chiamata a partecipare. Potrei anche provare l'ebrezza di non andare al lavoro, ma il fatto di avere trascorso gli ultimi due giorni dedicando al lavoro operativo solo alcuni ritagli di tempo mi impone un intervento di recovery, peraltro destinata a sortire effetti microscopici, come il tal topolino partorito dalla montagna.
In effetti un bel super-turno dalle 9 alle 18, senza inaugurazioni, mi permette di smaltire un po' di posta arretrata, sistemare gli atti relativi al corso concluso, predisporre e stampare tutti gli attestati di partecipazione, riordinare il ripiano della scrivania, smaltire qualcuna delle urgenze che grida pietà da settimane, fare un attimo il punto di tutte le faccende che bollono in pentola, almeno per dare a me stessa la sensazione di avere il minimo di controllo sulla realtà.
Ovviamente per trovare un qualche significato all'espressione "essere in pari col lavoro" dovrei rimanere in ufficio tutta la notte, e non solo questa notte. E perciò, visto che non sta bene consumare la corrente in orario notturno, ce ne torniamo nella casa di Cascina per goderci in pace l'ultimo scorcio di week-end, all'insegna del riposo e della rinuncia al controllo sulla realtà, che dovrà arrangiarsi da sola.