C’è un tempo per vivere, e un tempo per morire: per Ennio Rovere è arrivato il momento di predisporre il proprio testamento, definendo la ripartizione dei suoi beni tra i diversi protagonisti della vita personale e professionale. “Sarò breve” è appunto la lettera-testamento dell’anziano protagonista, giunto dalla Basilicata in Brianza all’epoca delle grandi migrazioni interne, che tanto hanno segnato i destini del nostro Paese nel secondo dopoguerra. In Brianza ha potuto dare corpo alla sua passione per i mobili chippendale, dall’aspetto barocco e dal chiaro gusto femminile, ammirati in un libro sottratto alla biblioteca comunale, sì, ma per una buona causa. L’impresa Rovere ha dato lavoro a tanti operai, ha realizzato il sogno di Ennio per una vita migliore, e oggi – pur riconvertita in un’impresa che produce bare, perché la morte non è sottoposta alle fluttuazioni del mercato – continua a produrre ricchezza: gli affari che la riguardano devono quindi trovare una sistemazione prima che il boss se ne sia andato senza lasciare sufficienti istruzioni.
Il testamento chiama in causa tutti i protagonisti della vicenda umana di Ennio: che sono tanti, perché Ennio non si è certo risparmiato nelle relazioni, con le sue due mogli ufficiali, tre figli avuti da donne diverse, il genero, i nipoti, il cane, la governante, l’autista, per non parlare dei suoi operai. C’è qualcosa per ciascuno di loro: non necessariamente beni materiali, ma a volte qualcosa di più prezioso e importante: un consiglio su come seguire i propri sogni, andare oltre le abitudini, e soprattutto come spendere bene il tempo che ci è concesso di vivere sulla terra.
Un libro che qualcuno potrebbe definire “leggero”, quasi “da ombrellone”: e che certo si presta anche ad una lettura estiva (perché no?). Ma che leggero non possiamo definire fino in fondo, sia per la cura stilistica che vi si riconosce, sia per la pietas che l’autore non risparmia al piccolo zoo umano che fa bella mostra di sé nel testamento. E’ un libro che parla inequivocabilmente di morte, e quindi leggero non può mai essere. Ironico sì, invece: e anche acuto, veloce, coinvolgente. In certi momenti persino divertente. Un bel libro, ben scritto: rigoroso e asciutto al punto da meritarsi un successo lungo più di una stagione.
Francesco Muzzopappa
Sarò breve
Milano, Fazi, 2022