Giornata davvero pienissima, quella di oggi: mattino a Firenze, dove ho una sessione d'esami scarsa quanto a soddisfazione professionale, ma almeno breve. L'unica studentessa che si è presentata ha fatto praticamente scena muta, ritenendo già sufficiente il sacrificio di avere risalito in pullman la penisola per meritarsi un voto quale che sia. Quanto a comprensione della materia, zero; quanto a interesse, meno di zero. Un italiano stentato da sconfinare costantemente nel dialetto: un dialetto, peraltro, particolarmente sgradevole, a causa della completa inversione tra apertura e chiusura delle vocali. Una pena infinita, per me. Il mondo ha bisogno di shampiste, parrucchiere, fornaie e spazzine. Quando non si ha la minima intenzione di impegnarsi nelle professioni educative, è bene fare altro. La mobilità sociale è una gran cosa: esiste, ringraziando il cielo (io lo so per esperienza personale), ma – come le automobili hanno bisogno della benzina – per funzionare ha bisogno dell'1% di talento e del 99% di sudore.
Torno a casa un po' delusa e perplessa per aver dovuto sacrificare "alla patria" una mattinata che avrebbe potuto avere ben altre ambizioni. Preparo la casa per la cena in programma stasera, e poi via al finissage di Rossella Baldecchi, alla San Giorgio: al termine della mostra che ha accompagnato la donazione di un'opera alla San Giorgio, (vedi), c'è il tutto-esaurito di rito per la conferenza su Gianna Manzini, organizzata dalla biblioteca in collaborazione con FIDAPA Pistoia.
Purtroppo non ho modo di trattenermi per l'intera cerimonia: scappo a casa, dove mi aspettano, oltre ad Antonio, anche quattro cari amici che condivideranno con noi, stasera, risate, buon cibo, buona musica e buona conversazione.