La prima apparizione di Clet a Pistoia risale all'estate scorsa, più o meno di questi tempi, quando – nottetempo – l'artista francese di nascita, ma fiorentino di adozione, si divertì ad adornare una cinquantina di cartelli stradali, trasformando i consueti segni raffiguranti divieti e prescrizioni in vere e proprie opere d'arte en plain air. Il divertimento si trasformò per lui in un guaio non da poco, giacché la Polizia Municipale ebbe a perseguirlo per il reato derivante dall'aver trasformato gli avvisi stradali in modo da confondere i conducenti di veicoli, con l'effetto di mettere in pericolo l'incolumità pubblica. Un reato non da poco, molte polemiche, molte prese di posizione, con la conseguente creazione di due "partiti" contrapposti: quello dei difensori delle regole di convivenza civile, pronti a sottolineare il fatto che l'espressione artistica non può impunemente dare luogo a situazioni di pericolo per la comunità, e quello dei "liberisti", pronti a invocare sopra ogni altra cosa il diritto della persona ad esprimere la propria creatività.
Dopo le tante scaramucce intercorse tra Comune e artista, la faccenda sembrava sulla strada di trovare la giusta risoluzione. E invece Clet è tornato: in piazza dello Spirito Santo i divieti di sosta sono stati trasformati in leggiadre cinture dalla fibbia aperta, mentre i divieti di accesso mostrano piccioni cicciottelli che fanno la cacca.
I cartelli sono deliziosi, ma io sono dell'avviso che un artista, per quanto creativo e capace – in ragione della propria arte – di andare oltre le regole, debba rispettare il codice della strada e debba trovare modalità espressive in grado di divertire e stupire senza mettere a repentaglio la sicurezza delle persone. Benissimo agire in un luogo protetto, dove la destrutturazione del segno ministeriale valga solo come gioco intellettuale e provocazione artistica, senza creare effetti potenzialmente negativi sul fronte di quella comunicazione di servizio espressamente pensata per tutelare la salute dei singoli e della comunità. Insomma, si può essere artisti provocatori anche senza far del male alla gente. Si può giocare con le cose della quotidianità, facendo del proprio lavoro artistico un contributo innovativo e positivo. Ma non ci deve essere spazio per la violazione di legge, nemmeno nell'arte.
Perfetta, dunque, a mio avviso una mostra in un parco attrezzato, o anche in una piazza affollata per l'occasione di tanti cartelli trasformati. Ma le esigenze della quotidianità vanno rispettate. E' un vero peccato che interventi così carini debbano perdere il proprio valore in nome della fama e della polemica costi quel che costi, solo in nome di una aggiunta di notorietà. Davvero peccato.