A Pistoia esiste un luogo di perdizione nel quale finora non avevo mai osato entrare. Una specie di paese dei balocchi dove dar fondo a tutti i propri risparmi inseguendo la gioia infinita di acquistare delle perfette inutilità. Questo paradiso pistoiese in terra si trova sul viale Adua, e si chiama Casa della carta: il regno incontrastato della cartotecnica, degli articoli da regalo e delle straordinarie sciocchezze che rendono meravigliosa la nostra vita.
Ieri, in una pausa dal lavoro, ne ho varcato la soglia per la prima volta: armata di carrello con le ruote, ho celebrato con zelo religioso il rito degli acquisti inutili, riuscendo a mantenermi tutto sommato non troppo fuori dal budget massimo che mi ero prefissa di non superare (105 euro contro i 100 euro idealmente stanziati prima di entrare nella fase shopping-maniaca).
Qui ho solo l’imbarazzo della scelta tra una miriade di candele americane al sapore di vaniglia che costano lo stipendio settimanale di un operaio, e uno stuolo di stoviglie per feste di compleanno di tutti i colori e di tutte le forme, alcune delle quali non hanno nulla da invidiare al vero acciaio inossidabile. Per non parlare delle scatoline, delle bustine, dei fiorellini da bomboniera: tutti oggettini minuscoli e carissimi di cui faccio incetta, nella serena consapevolezza di gratificarmi alla grande, con minori spese di una seduta psicoanalitica ma certamente con maggiore efficacia.
Insomma, è un po' come ripercorrere la straordinaria esperienza di inizio anno alla Pisan Pack!
Oggi il piacere continua: è il momento di riporre al posto giusto tutti gli articoli comprati, ma non prima di averli girati e rigirati tra le mani come piccoli trofei di guerra. Un vero tripudio.