L'incontro con il libro di Simona Atzori è stato del tutto casuale: l'ho trovato sullo scaffale delle novità della Biblioteca San Giorgio, anche se ormai uscito da qualche mese, e mi sono lasciata conquistare dal titolo. L'immagine di copertina, che mi avrebbe messa sulla buona strada verso la comprensione del contenuto, mi è passata davanti agli occhi senza che vi facessi attenzione: ho visto una ballerina fluttuante nel cielo, e non mi sono soffermata oltre. Il nome di Simona Atzori non mi diceva nulla, né avevo mai sentito parlare di lei in precedenza. Poi ho cominciato a leggere, e fin dalla prima pagina ho capito che avevo davanti una storia straordinaria: quella di una persona di grandissima personalità e di straordinario fascino, una pittrice apprezzata e una ballerina di grande classe. Con l'unico, piccolo particolare di essere completamente priva di braccia.
Simona è una donna molto bella, che di fronte ad una gravissima menomazione come quella che le è toccata in sorte, ha deciso di essere più importante del proprio handicap e non si è sottratta al diritto e al dovere di essere felice. La menomazione è negli occhi di chi guarda e non riesce a vedere una creatura perfettamente riuscita, ma chi vede soltanto ciò che manca. Simona usa le gambe per abbracciare, i piedi per scrivere, dipingere, usare il computer e accarezzare. La sua storia è una storia di coraggio, di forza e di grande intelligenza.
Una bellissima persona, capace di andare oltre le apparenze; capace di imporre la propria voglia di vivere sul grumo di rabbia che avrebbe occluso la vita di chiunque altro nelle sue "condizioni". Una donna speciale, e normale. Conoscere la sua storia è stato, e lo dico non formalmente, un onore e un piacere.