Un'epifania decisamente strana, quella di quest'anno. E non tanto perché non siamo a Pistoia o perché trascorro quasi l'intera giornata scrivendo, leggendo e dormicchiando (ma col pensiero al libro in gestazione). Mi preoccupa il fatto di non avere ricevuto nemmeno un invito ad unirmi all'esercito delle befane per portare carbone ai bambini cattivi e regali ai bambini nuovi. Nessun SMS, nessun messaggio su FB, nessun video su WhatsApp.
Mi sa che sto diventando vecchia e antipatica: non più adatta – evidentemente – a ricevere scherzi del genere. Ohibò, dovrò dare una ritoccatina al mio lifestyle.
Ricordo perfettamente – avrò avuto quattro o cinque anni – quando ricevetti in dono una piccola balla di juta piena di carbone di zucchero. Rimasi del tutto basita per l'inaspettata valutazione che la Befana aveva voluto assegnarmi: io ero stata buonissima, non avevo combinato nessun guaio, ed ecco, così venivo ripagata. Provai un senso molto bruciante di ingiustizia. Menomale che di lì a pochi minuti scoprii che il carbone di zucchero era buonissimo da mangiare, e che soprattutto c'erano i regali che mi ero meritata. D'altronde, ero stata un angelo. Parola.