150.000 caratteri: oggi il libro è praticamente terminato. Nei prossimi giorni mi prenderò il tempo per le ultime revisioni e gli ultimi perfezionamenti, prima del clic finale con cui invierò il "manoscritto" all'editore a Milano.
Sta dunque per chiudersi un periodo assolutamente speciale della mia vita: un mese sabbatico nel quale – usufruendo delle ferie ordinarie un po' in anticipo – mi sono eclissata dall'ufficio, per prendere in prestito una vita speciale, che tra qualche giorno dovrò restituire indietro, e che non mi apparterrà per moltissimo altro tempo. Mi sarebbe grandemente piaciuto poter vivere della mia scrittura: peccato che non abbia abbastanza talento per scrivere romanzi come la Maraini, ma sia capace di scrivere solo di biblioteconomia, una disciplina notoriamente di nicchia, con la quale è impossibile mangiare (c'è chi diceva che non si poteva mangiare con la cultura tout court, figurarsi con una sua articolazione minore!).
Bellissimo non dover fare i conti con le beghe di tutti i giorni: le piccole e grandi scocciature che avvelenano un lavoro che di per sé sarebbe magnifico, e di grandissima soddisfazione. Ma – si sa – anche negli ambienti migliori vengono a crearsi quelle situazioni di micro-conflitto, quelle micro-contraddizioni che amareggiano e rendono complicato andare avanti. Ma tant'è. Mi sono presa questa bella "vacanza", ho scritto un libro nel quale mi riconosco fino in fondo, e sono proprio contenta di essermi permessa questo piccolo privilegio, senza dovermi inventare malattie finte, senza contare sui pietosi permessi per la nonna malata, senza ricorrere a quei "diritti" che nella mia storia professionale ho pochissimo praticato, rimanendo molto attaccata ai miei doveri.