Oggi partecipo ad un breve corso che la biblioteca organizza sul tema dei Creative Commons: l'occasione di controllare la qualità della prestazione degli incaricati, appartenenti ad una ditta esterna, mi permette di unire l'utile al dilettevole, consentendomi appunto di seguire la lezione e apprendere qualcosa in più su un tema che non conosco perfettamente.
Le licenze Creative Commons, ispirate al modello del Copyleft, rappresentano una via di mezzo tra il pubblico dominio e il copyright in senso stretto, permettendo varie gradazioni di libertà di manipolazione e di uso commerciale, ma sempre a partire dalla tutela del diritto dell'autore originale ad essere riconosciuto formalmente e sostazialmente come tale. E' l'autore a scegliere quali diritti riservarsi e quali concedere.
Interessante la distinzione tra copyright, attivo nei paesi di common law, e diritto d'autore, attivo nei paesi di civil law, come l'Italia; e soprattutto è interessante il fatto che nei diversi paesi gli effetti delle scelte di copyleft risultino diversi: mentre negli Stati Uniti è possibile rinunciare, per contratto, ai diritti morali, in Italia i diritti morali relativi ad un’opera dell’ingegno creativo sono inalienabili e possono essere fatti valere, senza alcuna limitazione temporale, dal coniuge o dai discendenti dell’autore defunto. Tra questi diritti si evidenziano il diritto di paternità e il diritto all’integrità dell’opera che restano di fatto non-cedibili in nessun caso e a discapito dei quali non è possibile adottare nessun tipo di licenza.