Ci sono cose della vita che, nonostante i cinquant'anni suonati, non riesco proprio a capire. Ma proprio per niente. Questione di approccio, penso io. Dunque, vediamo che cosa è successo oggi. Siamo alla vigilia di Dialoghi sull'uomo, ed è tutto un fervore di telefonate sul tema dei biglietti di accesso agli eventi: in qualche caso i biglietti in vendita sono terminati, ed allora è tutto uno spalancati cielo sulla tremenda disorganizzazione dell'organizzazione. La quale organizzazione disorganizzata non sarebbe stata certo disorganizzata se si fosse organizzata nel lasciare almeno un biglietto da parte per la signora urlante, che non focalizza minimamente lo scenario in cui ella medesima avrebbe fatto cosa buona e giusta a procurarsi i biglietti non già all'ultimo minuto dell'ultimo giorno, bensì, chessò, nei primi giorni di apertura della biglietteria: giusto per essere sicura, per essere comoda, per non rischiare di fare le file al botteghino.
A partire da domani, ne sono certa come della morte, si presenteranno erinni scatenate (prevalentemente di sesso femminile: si sa, la cultura è donna in Italia, almeno nella fruizione), che diranno di essere partite da Venezia, Verbania, Vibo Valentia o qualunque altra italica località con la V e con qualunque altra lettera dell'alfabeto proprio per assistere ai Dialoghi. E diranno che sono senza biglietto: e che è una vera follia che la nostra disorganizzata organizzazione non abbia lasciato da parte almeno un rotolino di biglietti proprio per loro.
Forza, coraggio. Ce la faremo.