Oggi è stata davvero una giornata al fulmicotone: rivista la documentazione della gara da 103.000 euro per il sistema RFID della San Giorgio, sistemato il piano di lavoro della squada per oggi, chiuso un volantino per il convegno di metà ottobre, presi accordi in Forteguerriana per la campagna fotografica necessaria alla stesura del catalogo della mostra del prossimo mese, risposto a decine e decine di mail di persone che volevano trovare risposte ai rispettivi bisogni. Per non parlare del pomeriggio, in gran parte dedicato alla chiusura del programma dettagliato del Bibliopride, per sabato prossimo: 23 luoghi di “allerta” in città, in cui si farà festa attorno alla biblioteca.
Lo so, il multitasking fa male. Lo dicono studi scientifici accreditati. E io, che non ho tempo di leggere gli studi scientifici, mi fermo a leggere questo articolo che è già sufficiente a convincermi. Saltabeccare da un evento all’altro non è certo il massimo dell’efficienza: perché noi non abbiamo il pilota automatico, e se saltiamo da una cosa all’altra, dobbiamo mettere in conto anche il tempo per “rinvenirci”, ovvero risintonizzarci col contesto dal quale siamo appena fuggiti per poi ritornare.
Dicono (leggi qui) che le donne siano più capaci di fare multitasking rispetto agli uomini: questione di ormoni, pare. E io in questo periodo gli ormoni li devo avere a mille, almeno stando al ritmo che tengo dal lunedì al venerdì! D’altronde, in questo periodo non c’è modo di fare diversamente, “switchando” a mille da un programma all’altro. Mi vedo maturare, passo dopo passo, quasi davanti agli occhi tutti i progetti su cui abbiamo tanto parlato: li vedo procedere ciascuno verso il proprio destino, e la metafora che mi viene più spontanea oggi è quella del giocatore di biliardo, che manda in buca una palla dopo l’altra. Io non conosco le regole del biliardo, e non so se mandare in buca le palle è bene o male, è segno di imperizia o di super-allenamento: fatto sta che oggi mi sento così, con tutte le palle che sono andate al loro posto.
Inizio ore 8.30, fine giornata lavorativa ore 19.30. Stacco per mangiare niente: un panino con una fetta di pollo sbocconcellato al computer e due yogurt, durata della pausa in totale 2 minuti e mezzo scarsi.
Il livello di dopamina è così alto che non sento minimamente la stanchezza, neppure ora che sono le 20.15, e che nel frattempo ho acquistato i croccantini per le mie gatte, ho salutato degli amici incontrati sotto casa, ho messo a posto la spesa che ha comprato Antonio, ho caricato una lavatrice, e ho davanti una serata bella carica di altro lavoro da fare. OK, basta. Ora mi fermo per la cena. Almeno una mezz’ora.
#bibliotechedaraccontare