Raphaelle Giordano
La felicità arriva quando meno te lo aspetti
Milano, Garzanti, 2017
Ci sono romanzi che si prestano più di altri ad accompagnare i pensieri di inizio anno, quando l’impresa di far fronte alla vita quotidiana non ci ha ancora stremati, e ci facciamo prendere dall’irresistibile desiderio di dare una svolta alla nostra vita: ci sentiamo addosso l’energia di introdurre qualche cambiamento importante, e a questo possibile cambiamento leghiamo nel nostro intimo la speranza di migliorare. Perché sì, migliorare si può, basta dedicarci la giusta dose di attenzione, concentrazione, disciplina. In momenti come questi il libro di Raphaelle Giordano, già amata dal pubblico italiano per il suo precedente romanzo La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola, diventa un toccasana per l’anima, una piccola oasi di pace e speranza in un oceano di piccoli e grandi problemi.
Per non parlare della copertina, decisamente modaiola, capace di attrarre le lettrici al pari di molte fascinose copertine di oggi, dai colori pastello e dalle immagini sognanti.
Ma veniamo al contenuto della storia: una storia d’amore con tutte le carte in regola, con un lui e una lei che prima sono infelici e poi trovano, insieme, la felicità, e ci lasciano all’ultima pagina – beati loro – con un bambino in arrivo.
Particolarmente interessante la figura di lei, Romane, che fa un lavoro certo non comune: insegna a chi soffre di iperarroganza (ed in generale di ipertrofia dell’ego) a praticare la gentilezza e l’apertura all’altro, con l’effetto di migliorare decisamente la propria vita e ritrovare un nuovo equilibrio nelle relazioni familiari, affettive e lavorative. Il romanzo ci permette di seguire lo sviluppo di uno dei corsi di Romane, attraversando i diversi incontri e le varie “lezioni” spesso ambientate in luoghi del tutto inusitati e lontani anni luce dalla classica aula dove si svolgono normalmente i corsi per gli adulti. Esercizio dopo esercizio, gli allievi di Romane (ciascuno portatore di una storia personale fortemente segnata dall’egoismo e dalla disattenzione nei confronti degli altri) sapranno superare le resistenze al cambiamento e misurare la propria apertura al nuovo sé che vengono chiamati a costruire, sperimentando anche l’inedita solidarietà proveniente dal gruppo. La figura di lui, Maximilien, allievo di Romane e poi anche qualcos’altro (ma è bene non dire altro per non azzerare il gusto di leggere il libro), è forse più prevedibile e meno sfaccettata, ma riesce ad essere una buona “spalla” narrativa per Romane, una figura femminile forte ma complessa, che le lettrici apprezzeranno sicuramente.