E’ arrivato anche Marzo. Ma che fatica. Archiviati finalmente due mesi molto impegnativi, in cui mi sono data un gran daffare, senza per questo riuscire a portare avanti i miei obiettivi fondamentali. Gran parte delle energie spese dietro una quotidianità che mi è apparsa quasi sempre un campo di battaglia pieno di morti e feriti: una lista di cose da fare in grado di mettere alla prova persino il buon David Allen, con i suoi metodi scientifici per liberarsi dei compiti più assillanti e dare spazio alla vera produttività. Una enorme quantità di minutaglia, poco tempo per pensare all’innovazione e all’adozione di nuove strategie, la voglia di ridimensionare il tempo dedicato al lavoro per farlo rientrare in una taglia normale, per poi fare i conti con il surplus di stress causato dalle corse da fare per recuperare il mezzo pomeriggio di libertà che mi sono concessa.
Molto difficile per me uscire dalla ruota del criceto. Tutti vogliono tutto, e subito: il concetto di priorità è chiarissimo a tutti, ma non altrettanto quello di secondarietà. Niente può essere rimandato a tempi migliori. Tra poch giorni festeggerò i miei primi trent’anni di lavoro nel pubblico impiego. Quello dove siamo tutti fannulloni, almeno stando al sentire comune. Appena insediata in ufficio, all’Impruneta, la mia collega Caterina ebbe a dirmi: Non ti preoccupare, ora è un momento molto pieno, ma vedrai che poi nel giro dell’anno ci saranno momenti più tranquilli, Ebbene, di giri dell’anno ne sto per fare trenta, e il momento tranquillo lo sto ancora aspettando. Chissà quando arriverà.