Le Stelline mi portano sempre bene, ma quest’anno le cose sono andate particolarmente bene: non soltanto ho avuto l’opportunità di tenere un intervento su un tema a me particolarmente caro come l’educazione degli adulti in biblioteca, ma ho potuto anche sfogliare per la prima volta in versione cartacea il nuovo numero di Biblioteche oggi, che ospita un dossier speciale dedicato al convegno sulle human libraries, organizzato a Pistoia lo scorso ottobre, nell’ambito delle iniziative di Pistoia capitale italiana della cultura.
Sono davvero molto orgogliosa di aver potuto riflettere in parallelo sulla dimensione non riparativa dell’educazione degli adulti e della biblioteca sociale, sottolineando i rischi di un appiattimento di entrambi su aspetti di compensazione di deficit di sapere e potere che non rappresentano certo l’unica chiave di lettura del Long Life Learning e più in dettaglio dell’andragogia, così come – del resto – l’accoglienza degli “ultimi” non costituisce l’unica chiave di lettura della biblioteca sociale.
In effetti, il rischio di incentivare una considerazione della biblioteca sociale come luogo dove i disgraziati di varia origine possono trovare una tregua alle discriminazioni in atto fuori dalla porta è tutt’altro che teorico. Ne è prova l’insistenza monocorde di noi stessi bibliotecari su questo aspetto (fatte le debite, fortunate eccezioni), con l’effetto di allontanare chi per sua fortuna disgraziato non è, ma ha voglia di condividere quella straordinaria esperienza di meticciato e mescolamento di idee e punti di vista che la biblioteca socale è in grado di offrire a chi ha piacere, e non solo bisogno, di varcarne la soglia.
Come sempre, del resto, sta a noi bibliotecari cantare la nostra canzone in modo complesso e non semplificato, per restituire a chi ci ascolta la ricchezza di una esperienza davvero plurale e ricca.