Era il 1° agosto del 2008 quando cominciavo la mia avventura professionale pistoiese, dopo avere vinto una selezione per il posto di dirigente a tempo determinato dei servizi culturali al Comune di Pistoia. Mancano poche settimane alla torta delle 10 candeline: dieci anni passati molto velocemente, durante i quali sono cambiate tante cose nella mia vita. Ma nel contempo alcune cose si sono trascinate per inerzia senza cambiare, con l’effetto di trattenermi lungo direzioni ormai non più percorse. E ora, un po’ inatteso, ma sotto sotto anche un po’ ricercato, arriva il grande cambiamento.
Entro settembre non soltanto cambierò casa, ma soprattutto diventerò pistoiese a tutti gli effetti, trasferendo in via definitiva la mia residenza da Cascina a Pistoia. Dunque, la mia casina di Cascina, in provincia di Pisa, è stata messa in vendita (trovate qui l’annuncio: è un vero affare!) ed ho acquistato una casa molto più grande nella prima collina pistoiese, in un luogo molto carino ed esteticamente curato.
Si chiude una fase della vita, e se ne apre un’altra: il trasloco diventa quasi il simbolo di un rinnovamento forte, di una liberazione dal passato che ha ormai terminato il suo corso e merita di essere archiviato in via definitiva, senza più influenze operative sul presente. Traslocare non è trasferire armi e bagagli da un’altra parte, ma è sempre una rinascita di alto valore simbolico: bisogna buttare via gli oggetti, i vestiti, le suppellettili che non serviranno più nella nuova vita, magari dopo averle ringraziate per il compito che hanno svolto nella fase precedente. Bisogna ripensare – assieme alla disposizione dei mobili – ad un riarredo della propria biografia: lasciare dentro le persone a cui si vuole bene e che ci vogliono bene davvero, lasciare fuori chi invece ha rappresentato solo un ingombro, e nel contempo scusarsi idealmente per tutte le volte in cui l’ingombro siamo stati noi.
Alleggerirsi, selezionare, togliere, ridurre sono tutti verbi “buoni” che accompagneranno questa estate di passaggio da una vita all’altra. Serviranno a fare posto a nuove esperienze e ai nuovi oggetti che faranno da testimoni a tali nuove esperienze. Ho davanti un’estate piena di scatoloni e di elenchi da spuntare, di viaggi in auto in triangolazione tra la bellissima casa in cui abito adesso a Pistoia, con Antonio e le due gatte rosse Ginger e Pallina, la casa nuova e la casa di Cascina, di bustoni di carta da portare alla raccolta differenziata, di libri da regalare al mercatino degli Amici della San Giorgio, di abiti da buttare nel cassonetto della Gulliver, di oggetti dimenticati che rispunterano all’improvviso da chissà dove.
Molte le emozioni di fronte a questo “grande passo”: tra le tante positive, anche alcune negative. Il dolore per lasciare la bellissima casa sul viale Adua, che per sei anni è stata e continua ad essere per noi un luogo di felicità e di serenità. E poi la preoccupazione per Ginger e Pallina, che sono arrivate qui piccolissime, e ora – a cinque anni suonati – si ritroveranno sicuramente sballottate tra i rumori del trasloco, e avranno certo paura della confusione con cui almeno per qualche giorno dovranno convivere. Ma nella casa nuova troveranno comunque il papà e la mamma umani che le coccoleranno e faranno trovare loro sicuramente qualche giochino nuovo con cui scorrazzare come matte, come amano fare, specie alle tre di notte.
Per una operazione del genere c’è stato bisogno di alcuni ingredienti speciali: molto coraggio, molta speranza, un po’ di sconsideratezza (sì, c’è voluta anche quella), e molto amore: amore per Antonio (ricambiato al mille per cento), e per Pistoia (anch’esso ricambiato ad un tasso di interesse altissimo!), dove ho avuto la fortuna di incontrare persone speciali, che mi hanno fatto sentire a casa come mai era successo in passato, neppure quando casa era quella dell’infanzia e della giovinezza.
Ora basta perder tempo con le romanticherie: ci sono un paio di scatoloni da chiudere. Forza!