Pomeriggio all’Ikea di Pisa: un “ritorno”, dopo moltissimo tempo, nel regno dell’arredamento a basso costo per famiglie felici, o quasi. Non nascondo di avere sbirciato qualche soluzione per la cabina armadio della nuova casa: molto concreta l’ipotesi di acquistare qualche modulo Pax per contenere in bella mostra tutto l’abbigliamento, per non parlare di borse, scarpe, orecchini e collane. E non nascondo neppure di avere praticato il consueto furto di piccoli lapis a marchio: uno dei “reati” più frequentemente commessi dai tanti avventori del centro commerciale, e più amati dal marketing di casa Ikea.
Sempre piacevole seguire il percorso obbligato che ti porta ad osservare le tante piccole case attrezzate come fossero veramente abitate da persone in carne e ossa: con tanto di oggetti, oggettini e oggettucci disposti nell’ordine casuale della quotidianità. A pensarci bene, questo tipo di esposizione di mobili anticipa, a suo modo, la moda attuale dello storytelling, raccontando appunto la storia di chi ha scelto quei mobili per farli diventare una espressione del proprio sé. Sono storie di gente comune, alle prese con qualche problema di spazio e qualche problema di borsellino: persone che non si sentirebbero a proprio agio a vivere in super-ville con i rubinetti d’oro, e che non esiterebbero a scambiare tutte le ricchezze del mondo con la serenità di una serata trascorsa in compagnia degli amici più cari.
Un po’ di hygge fa bene al cuore, anche al mio: a casa mi porto una super-scorta di cruccette di legno laccate di bianco, che andranno presto a prendere il posto di quelle ancora in uso nell’armadio di Antonio: cruccette casuali, giunte in casa assieme agli acquisti, di foggia, colore e dimensioni diverse. Un bel guardaroba come quello che immagino e sogno per la nuova casa merita infatti una esplanade di cruccette perfettamente uguali, in grado di accrescere il senso di ordine e di cura per le cose che abbiamo.
Qualche delusione per la cartoleria: il reparto è un po’ disastrato, molto più trascurato rispetto ad anni precedenti. Gli oggetti sono pochi e non particolarmente graziosi: neppure la carta da regalo mi attira in modo particolare. La mia cartoleria personale, il mio personal Mr. Wizard, non ha bisogno – almeno per oggi – di ulteriori integrazioni, ricco e perfetto com’è già di suo. Ma la scorta di lampadine a led e di contenitori di plastica per alimenti è d’obbligo: solo per il gusto di acquisti del genere merita stare a luce accesa e conservare gloriosamente gli avanzi in frigorifero.