Domenica di riposo, dopo una settimana in cui è davvero successo di tutto: anda e rianda da Gorizia, incontri vari, e poi festa della birra, Dante, otto marzo, per non parlare delle riunioni, del compleanno mio e di Antonio, della cena di ieri con tanti amici cari. Insomma, quantità industriale di cose da fare, alcune decisamente con fatica e con l'umore di traverso. Ma anche questa faticosa settimana è andata, meglio così. Il tempo sembra orientato alla primavera, e c'è davvero voglia di una nuova leggerezza.
Con tutti gli eventi accaduti, non ho avuto tempo di raccontare della bella conferenza svoltasi ieri mattina attorno alla figura di Antonia Pozzi, una poetessa e fotografa milanese morta suicida a ventisei anni, nel 1938.
Non conoscevo niente di lei: si sa, il mondo della poesia è per me piuttosto lontano. Ma la scoperta è stata davvero sorprendente: la figura di questa bella poetessa ci è stata delineata con garbo e competenza di Grazia Frisina, autrice di romanzi e poesie nonché amica della San Giorgio e già protagonista di una bella conferenza su Alda Merini.
La conferenza coinvolge i tanti intervenuti all'evento: tutti finiamo per provare un odio profondo nei confronti del padre di Antonia, un gerarca fascista che volle tarpare le ali alla figlia, impedendole di volare e di vivere la sua vera natura di creatura in grado di amare la vita, che portò la figlia al suicidio e che, dopo la morte della ragazza, censurò le sue poesie per far credere che Antonia fosse una fanciulla per bene e obbediente come lui tanto desiderava. Davvero una bella esperienza.