Non c'è solo spazio per il mare: oggi andiamo al Museo della Magna Grecia per vedere la mostra "Arte torna arte" (vedi), aperta da pochi giorni e risultata frequentatissima dai cittadini e dai turisti in visita alla città. Si tratta di una mostra dal sapore particolare, perché i beni artistici in mostra sono stati confiscati ad un boss della ndrangheta, che nel giro di vent'anni aveva messo insieme un patrimonio miliardario grazie a videopoker truccati e alle estorsioni.
La giustizia è riuscita ad avere la meglio su questo personaggio, che ora è in galera e non si gode più i De Chirico, i Cascella e i Fontana oggi in mostra. Visitare questa mostra non è soltanto un atto di consumo culturale: è prima di tutto un segnale civile, in una città che ha bisogno della forza di tutti per liberarsi dai vincoli della criminalità organizzata.
Le opere in mostra sono davvero di grande qualità. Anche la sezione dei "falsi d'autore" è curiosamente interessante; scoprire che anche i boss possono essere raggirati e ricevere "sole" dai mercanti d'arte in qualche modo rallegra e pareggia i conti.
Il museo è visibile solo in piccola parte: è chiuso per lavori (ma dove sono i lavori?) da alcuni anni. In mostra ci sono alcuni bozzetti dei progetti di rinnovamento e ampliamento: tutti a mio avviso troppo faraonici, invasivi e costosi per una città che avrebbe bisogno di consolidare un livello "medio" prima di puntare, senza successo, al massimo.
Quello spazio è la sede naturale dei Bronzi di Riace, che invece ad oggi sono coricati nel laboratorio del Palazzo della Regione. Lì li ho visti due anni fa. C'è la promessa del Ministro Bray di un loro ritorno a casa a gennaio 2014: c'è da fidarsi? (vedi)