Io apprezzo molto la città di Bolzano: mi è capitato di sviluppare questo giudizio positivo nelle tantissime occasioni che nel corso degli anni mi sono capitate per visitarla. Tanti convegni, incontri, seminari, corsi di formazione professionale ai quali sono stata chiamata a partecipare, come oggi. Aprrezzo questa città per l'alto livello di "serietà" dei propri abitanti: gli spazi pubblici sono pulitissimi, le strade linde e pinte, gli eventi culturali sono organizzati alla perfezione. C'è un senso di "che cos'è normale" del tutto diverso da quello che si è radicato da noi, dove l'ingrediente della cialtroneria, della casualità e della disaffezione dalla cosa pubblica è molto più alto.
Mi farebbe molto bene, ora che ci penso, vivere per un po' in una città di questo tipo: una città migliore di me, in cui tutto ti invita a essere preciso, puntuale, efficiente. A non rinviare, a non fare le cose in fretta e furia, a non usare l'estro dell'ultimo secondo per rimediare a magagne strutturali (competenza in cui io ho un master di quinto livello, praticamente l'equivalente della cintura nera di secondo dan).
Il dio delle piccole cose: le cartelline del convegno riportano su ogni copertina il nome del partecipante stampato al computer, e non a mano,. All'interno, una striscia di adesivi col nome offre i badge per farsi riconoscere per tutta la durata dell'evento, e a prezzi modici (anche in Alto Adige si comincia ad avvertire da lontano l'arrivo di una qualche forma di contrazione delle risorse).
Il convegno La comunità che apprende risulta essere molto interessante: la mia relazione in italiano fa da controcanto stilistico e contenutistico a quella. densissima, del prof. Richard Stang, in tedesco, che racconta le biblioteche viste dal punto di vista dell'educazione permanente. Sono contenta del mio contributo, ancor più quando ricevo i feed back positivi dai partecipanti e dagli organizzatori.