L'occasione di un impegno pomeridiano mi porta a Firenze. Passando da via Guelfa, verso la mia destinazione, noto con piacere e disappunto alcuni cambiamenti intercorsi durante l'estate: alcuni esercizi commerciali hanno cambiato pelle. Il vecchio punto Einaudi mi sembra scomparso, a favore di una roba post-moderna che somiglia ad un lounge bar, senza più cenno a libri. Noto un nuovo esercizio di parrucchiere per signora, una nuova vendita di cenci dall'aria parecchio shabby (e poco chic).
Ma la vera novità è il "riallestimento" della installazione dell'artista praghese Vaclav Pisvejc sui muri del convento di Sant'Orsola: file e file di dollari americani, incollati su due lati e vibranti al vento, a denunciare il degrado ormai quarantennale di un'area che un tempo fu manifattura tabacchi e che è abbandonata a se stessa, vittima del rimpallo di competenze e responsabilità tra provincia e comune di Firenze.
Tutti si fermano a guardare e a fotografare, incuriositi, lo straordinario effetto delle banconote fruscianti al vento: speriamo proprio che l'operazione possa indurre i responsabili a muovere qualche passo verso la soluzione di un annosissimo problema. E speriamo soprattutto che il project financing di cui si parla da tempo non porti in Sant'Orsola nuovi grandi magazzini di cui non si sente per nulla la necessità, nell'area.