Mattinata in ufficio, per partecipare alla manifestazione organizzata in collaborazione con l'Associazione Amici della San Giorgio per ricordare la Giornata della Memoria. Ci aiutano le Donne di Carta delle cellule di Pistoia, Empoli e Firenze, che hanno selezionato alcune letture sull'olocausto che inducono nei presenti un momento di raccoglimento e di pensiero.
Alla manifestazione erano state invitate alcune classi delle scuole superiori, contattate per il tramite delle rispettive insegnanti. Ieri, però, c'è stata una scossa di terremoto, e per motivi di sicurezza le scuole sono rimaste chiuse. Di tutte le insegnanti che si erano prenotate per una mattinata di "scuola diversa", se n'è presentata solo una, da fuori comune, per testimoniare comunque la propria adesione all'iniziativa. Le altre? A casa, al mercato, a spasso, a fare il sugo. Chissà: non lo sapremo mai. Abbiamo provato a raggiungerle telefonicamente: nessuna ci ha avvisato, qualcuna ha detto di aver dato per scontato che, con la chiusura delle scuole, l'appuntamento dovesse per forza saltare.
E se invece di approfittare della giornata di festa fuori programma, le insegnanti fossero venute lo stesso? E se avessero avuto l'ardire di chiedere ai loro ragazzi (tutti grandi, con motorini e macchine) di fare una cosa davvero rivoluzionaria, come quella di rispettare un impegno preso, non come scolaresca, per carità, ma come esseri umani? E se avessero addirittura proposto loro di ritrovarsi liberamente, informalmente, in biblioteca, proprio per condividere un momento di riflessione sull'olocausto, al di là dei programmi ministeriali, ma semplicemente perché è importante ricordare cos'è successo? Ma certo: non c'è l'assicurazione della scuola, che diamine.
A volte mi faccio venire in mente delle idee davvero strane.