Il divorzio è roba da ricchi: non tutti se lo possono permettere. Ne è la prova la vicenda umana, tra commedia e tragedia, di un dipendente del Comune, che viene scoperto con le mani nella marmellata dalla moglie e perciò cacciato di casa senza a né ba. Il suo stipendio di 1.200 euro viene dimezzato dagli "alimenti" da passare a moglie e figli: e da lì comincia il gioco degli equilibrismi.
Perché con 600 euro c'è poco da scherzare, quando c'è da pagare un secondo affitto, la rata dell'auto, la macchinetta dei denti del figlio. Anche con un secondo lavoro fatto al nero, non c'è margine per sopravvivere. Ecco allora l'approdo – in un crescendo di perdizione – alla mensa dei poveri e alla macchina usata per dormire.
Valerio Mastandrea è una maschera perfetta per raccontare la trasformazione di un uomo che perde se stesso e tutta la sua storia per una sciocchezza che è chiamato a pagare carissimo. Come un nuovo Umberto D., anche Giulio cerca di farla finita buttandosi sotto il treno, ma anche in questo caso c'è un finale che guarda alla speranza: la telefonata della famiglia, la possibilità di ripartire.