Domenica all'insegna della calura più intensa: neppure una fuga a Rovaci nel tardo pomeriggio, dove facciamo una sorpresa agli amici L. e L., riesce a placare il disagio nei confronti dell'afa.
Il tempo oggi scorre lento: al ritmo giusto per alzare gli occhi dal cassetto, e guardare un po' più lontano di quanto mi conceda l'intensa quotidianità. Ho bisogno di mettere in fila gli impegni personali, le opportunità da cogliere, i temi da approfondire, le tante occasioni da far uscire dal limbo delle possibilità per farle vivere nel difficile mondo della realtà. Innumerevoli i cascami di attività lasciati per terra durante il percorso giornaliero. E' il momento di voltarsi indietro e recuperare ciò che può ancora servire, definire qualche nuova strategia di servizio, lucidare l'argenteria degli atteggiamenti funzionali, buttando via i vecchi attrezzi disfunzionali.
Una domenica così, uggiosa e priva di risultati operativi, è perfetta per questo tipo di manutenzione della vita.
Sul fronte professionale, qualche capitolo nuovo ancora da aprire: a cinquantadue anni, e dopo venticinque di servizio, riconosco che il più è fatto, ed è stato fatto bene. Ma davanti ci sono ancora una quindicina d'anni di lavoro da riempire non vivendo lo stesso giorno tutti i giorni, ma inventando cose nuove e stando al passo dei tempi. Difficile a farsi, e non soltanto sul fronte meramente tecnologico. Annusare l'aria, scoprire nuovi spazi di oceano blu, lasciare l'oceano rosso ai giovani che devono farsi le ossa, giocare la carta della curiosità e della voglia di sperimentare.