Al mattino partecipo ad un interessante convegno di studi, organizzato dal Comune di Pistoia presso la Biblioteca San Giorgio sul tema del bilancio consolidato degli enti locali. L'argomento mi è quasi completamente ignoto, ma mi rendo subito conto che dovrò acquisirne rapidamente i principali rudimenti, visto che da qui a qualche anno tutte le pubbliche amministrazioni saranno chiamate ad integrare il proprio bilancio con quello delle aziende collegate.
In effetti le pratiche di esternalizzazione, la creazione di società a capitale pubblico tramite le quali gestire l'erogazione di importanti servizi (acqua, gas, raccolta rifiuti, etc.) hanno reso sempre più illeggibile il tradizionale bilancio d'esercizio dell'ente locale, rinviando alla lettura di una miriade di bilanci collegati la possibilità di verificare gli effetti finali dell'impiego delle risorse pubbliche.
Da qui nasce appunto l'opportunità di "consolidare" il bilancio del Comune, ovvero integrarlo con le poste di entrata e uscita delle aziende collegate, andando meglio ad individuare le destinazioni finali delle risorse e la loro tradizione in servizi.
Operazioni del genere sono tutt'altro che semplici, giacché si deve fare i conti con le difformità esistenti tra contabilità finanziaria (praticata dalle amministrazioni pubbliche) e contabilità economica (praticata dalle aziende collegate, su modello privatistico).
Al termine del convegno, faccio una corsa a Firenze, dove tengo la prima lezione del corso di Biblioteconomia.
Gli studenti frequentanti non sono molti: è probabile che le lezioni al venerdì pomeriggio non siano particolarmente appetibili. La facoltà è quasi vuota. Pochissime le tracce di studenti e meno che mai di docenti. Che il mito della settimana corta abbia contagiato anche l'università del terzo millennio?