Continuo, dopo il lavoro, a riflettere sui dati della lettura in Italia. Mi dedico alla lettura del report Istat La produzione e la lettura di libri in Italia, nel quale si registra un aggravamento della tradizionale spaccatura del Paese attorno al valore medio del 45,3% : sopra tale asticella saltano solo undici regioni su venti, tutte quelle del centro-nord e la Sardegna, di cui otto (tutto il nord e la Toscana) viaggiano sopra il 50%, con punte di eccellenza che si avvicinano al 60% (Trentino-Alto Adige, 58,3%, Friuli-Venezia Giulia 58%), mentre due regioni si avvicinano molto al 50% (Emilia-Romagna 49,5%, Lazio 49,1%) e l’ultima, la Sardegna, con il suo 46,7% marca la sua differenza di destino rispetto alle regioni meridionali, assieme alle quali viene solitamente rappresentata nelle classificazioni territoriali. Che parte del merito vada anche alle biblioteche, è cosa nota. Marche, Abruzzo e Umbria si collocano poco sotto la media nazionale, rispettivamente con il 43,4%, 40,3% e 40% di lettori. Dopo di loro, si apre il baratro del sud: Molise 36,7%, Basilicata 32,8%, Calabria 31,6%, Puglia 31,5%, Sicilia 30,5% e – fanalino di coda – la Campania con il 29,8%.
L'Italia viaggia a due velocità: e questo è un fenomeno niente affatto democratico.