Parto da Pistoia attorno alle 14 per arrivare a Mirandola attorno alle 17: di uguale all'ultimo viaggio c'è il lunghissimo viale che dalla frazione di Cividale mi portò a piedi, di notte, per quattro chilometri in mezzo al nulla, fino all'Hotel Pico. Una camminata che feci con una paura boia che qualche malintenzionato mi gettasse nel fosso giusto per prendersi una valigia di medio valore. Arrivai in hotel stremata dal terrore, in compagnia di una febbre altissima che poi, per fortuna, durante la notte – con il ripristinarsi della normalità – passò.
Oggi torno a Mirandola dopo il terremoto del 20 e 29 maggio 2012: percorro il lungo viale in auto, ma il paese non c'è più. Nel centro gli edifici storici sono tutti fasciati dai cavi d'acciaio, e gli ingressi si riconoscono per le croci di legno che impediscono l'accesso. Tutto è buio e silenzioso. La città vive da un'altra parte: nella zona industriale sono stati trasferiti i negozi, ospitati in piccoli prefabbricati, mentre le case sorgono in un'area dove c'è anche la nuova biblioteca, accanto alla palestra e alle scuole.
La biblioteca è bellissima: uno scatolone marrone, che dentro dà accesso ad un mondo sorridente e delicato: quello di una biblioteca arredata di tutto punto, linda e pinta, con tanto di vasi di orchidee comprati all'Ikea. Computer apple come piovesse, scaffali ricolmi di libri nuovi, pareti decorate con gusto e professionalità da grafici che hanno inteso assegnare al colore il compito di rendere leggibile la ripartizione delle diverse aree di servizio.
Qui tengo una conferenza sul tema del volontariato in biblioteca: sono tante le persone presenti, numerosi i volontari appassionati del loro contributo. Mi colpisce lo spirito di servizio della Assessore alla Cultura: una donna bella ed elegante, che apprezzo in ogni sua considerazione.
Una bella serata, nella quale non nego di avere provato una forte emozione nello scoprire in quella biblioteca ricostruita il simbolo di un popolo che vuole andare avanti e dimenticare, o almeno superare quello che è successo due anni fa.
A cena, mi godo ottimi tortelli di zucca al ristorante-enoteca Quattro Chiacchiere che dal centro si è trasferito fuori città, ma che continua a tenere alto il livello della cucina locale.