E' la prima serata del Pistoia Blues, e io e Antonio approfittiamo dell'opportunità di vedere il concerto dei Negramaro, la band pop-rock salentina che prende il nome dal Negroamaro, uno dei vitigni pugliesi più apprezzati sia nella vinificazione in purezza che blend.
La serata è freschetta, ma non piove: un po' troppo leggero lo scialle di seta con le frange che mi sono portata dietro, a fronte dell'arietta che spira sul lato della Prefettura, dove abbiamo trovato i posti a sedere. In piazza c'è il tutto esaurito: una folla saltante di mani che si innalzano e corpi che si muovono, manco a dirlo, al ritmo della musica.
L'acustica lascia decisamente a desiderare, specie dalla mia postazione: la stanchezza della lunga giornata di lavoro ci induce, assieme ad un godimento solo parziale della musica, di lasciare il campo ai giovani saltabeccanti ancor prima della fine del concerto.
Giuliano Sangiorgi anima la serata con una energia che appare infinita. Ma non riesco ad apprezzare – e non solo per i Negramaro – la prassi piuttosto consolidata di offrire dal vivo versioni sputacchiate delle canzoni, con l'effetto di rendere quasi irriconoscibili le melodie e i ritmi originali.
Sarà l'età.