Ieri i risultati delle urne hanno decretato un cambiamento di rotta molto importante nella storia della città di Pistoia: dopo settanta anni di ininterrotto governo della sinistra, il nuovo sindaco è espressione di una compagine diversa, che fa capo ai partiti e ai movimenti di destra. In questi giorni, soprattutto prima del voto, molto si è parlato di come i concetti di destra e sinistra oggi non rappresentino più gli stessi significati di un tempo; c'è chi invece ha voluto riconoscervi in queste etichette due visioni del mondo diverse.
C'è chi ha parlato di momento epocale, c'è chi invece ha preferito stare lontano dai giudizi estremi, in nome di una alternanza nell'esercizio del potere che fa bene – si è detto – sia a chi lo ha esercitato per troppo tempo, sia a chi non ha mai avuto modo di cimentarsi con la gestione della cosa pubblica. E può darsi che ci sia del vero in entrambe le posizioni.
Io mi trovo in una posizione piuttosto particolare, in questa circostanza: da un lato non sono residente a Pistoia, pur trascorrendo qui la gran parte del mio tempo, e quindi no ho potuto votare Dall'altro lato io sono un funzionario del Comune di Pistoia, e quindi vivo ogni giorno l'Amministrazione anche "da dentro", e non soltanto come fruitrice dei servizi che essa mette a disposizione.
Io lavoro negli enti locali da trent'anni: se c'è una cosa a cui sono abituata è il cambiamento di sindaci, giunte, assessori e consigli comunali. Cambiano le facce, gli approcci, i modi di fare, le idee, i pensieri. Ci sono stati periodi di turbolenza politica in cui gli assessori cambiavano una volta l'anno: avevi appena imparato a relazionarti, e già l'inquilino faceva la valigia, per lasciare l'ufficio a chi veniva nominato dopo di lui. E poi sono stata anch'io a cambiare sede (da Impruneta a Castelfiorentino, per poi passare a Empoli e da lì a Pistoia, dove lavoro da… quasi dieci anni!): negli anni di passaggio da una sede all'altra per forza di cose ho cambiato assessore e sindaco in un botto, impegnandomi in "ricalcoli" tutt'altro che semplici. Sono state tante le persone con le quali e per le quali ho lavorato: di qualcuna, specie per i primi anni, comincia a sfuggirmi il nome, finito chissà dove nelle tasche interne di una memoria che non è più quella di una volta. Ma con altre sono rimasta in contatto anche per molti anni dopo che il mandato amministrativo era terminato, e quello che ci era rimasto in comune, era la stima e l'amicizia.
In generale ho sempre avuto un buon rapporto con gli amministratori degli enti per i quali ho lavorato: sarà perché hanno visto che mi sono spesa sempre senza risparmio per ottenere risultati che ovviamente andavano nella stessa direzione dei loro obiettivi. Ci sono stati momenti di fatica, a volte di maggiore difficoltà a entrare e rimanere in sintonia, ma non ricordo conflitti aperti: ho incontrato sempre persone per bene che hanno avuto fiducia in me, e credo di averle ripagate sempre di una moneta buona. Da quando sono a Pistoia, ovvero dall'agosto del 2008, Alessandro Tomasi sarà il terzo sindaco con cui lavorerò, dopo Renzo Berti e Samuele Bertinelli, mentre l'assessore alla cultura che sarà nominato da lui sarà il quarto (dopo Rosanna Moroni, Mirco Vannucchi, Elena Becheri); e, se non ci saranno prospettive lavorative più interessanti fuori dal Comune di Pistoia, visto che mi attendono altri dieci anni buoni di lavoro, essi non saranno nemmeno gli ultimi della serie, ma ci saranno altri sindaci e altri assessori con i quali mi troverò a collaborare, più avanti.
Un'altra particolarità a cui voglio fare riferimento sta nel fatto che io ho sempre lavorato nel mondo delle biblioteche: un mondo che è stato più largo solo in certi momenti, quando mi è capitato di occuparmi di cultura e di altri comparti dei servizi alla persona, ma che per la maggior parte del tempo ha coinciso con archivi, biblioteche e centri di documentazione, e sempre con le reti di cooperazione (tre le reti per cui ho lavorato: lo SDIAF degli albori, REANET e REDOP.
Quando si dirigono biblioteche si matura presto la consapevolezza che il rapporto con gli amministratori e i sindaci è per certi versi più facile, e per altri versi più difficile: più facile, perché in realtà gli obiettivi delle biblioteche, le loro finalità, il loro "brand" sono definiti a livello internazionale, o comunque prescindono dalle scelte del singolo amministratore, che può ovviamente fare una grande differenza nel finanziare o non finanziare l'incremento delle collezioni, ma che di fatto non entra nel merito nella definizione degli obiettivi e dell'identità di istituti del genere. Più difficile per lo stesso esatto motivo: perché l'amministratore è consapevole che "la biblioteca funziona da sé", basta darle i soldi che le servono, e quindi può trovare più interessante dal proprio punto di vista investire le risorse che ha a disposizione nella ideazione e realizzazione di un evento culturale nuovo, maggiormente in grado di legarsi alla sua figura. Ovviamente sto semplificando molto: gli assessori hanno un ampio margine di manovra nell'accrescere la fruibilità delle biblioteche (a partire dalle scelte quali-quantitative sul personale dedicato), e quindi possono lasciare un segno molto marcato sull'identità delle biblioteche stesse. Ma in generale si rileva una sorta di "autonomia" della biblioteca rispetto alle scelte di politica culturale del singolo assessore che a volte può svolgere il ruolo di una carta non buona. Ho riflettuto su queste tematiche a lungo, e ho scritto un articolo, La biblioteca e il principe, che a distanza di oltre quindici anni dalla pubblicazione presenta ancora alcuni punti di interesse, essendo sopravvissuto alle tante vicende che sono intercorse nella storia della Pubblica Amministrazione, del Governo Locale e delle biblioteche pubbliche in Italia.
Dunque, ecco un nuovo "ricalcolo", un nuovo aggiustamento, un nuovo prendere le misure con una persona nuova, a cui do il benvenuto – chiunque essa sia – nella mia vita di lavoro e di cittadinanza attiva. E' la democrazia, bellezza!
Nuovo sindaco a Pistoia Oggi è stata una giornata davvero impegnativa in ufficio: riunioni a raffica e tante azioni da mettere a punto. Tutte le attività si svolgono regolarmente, ma è naturale che si senta nell'aria l'effetto delle elezioni in corso.
Le urne sono aperte fino alle 15, e nel pomeriggio prende il via la lunga kermesse elettorale che solo in tarda serata renderà noti i risultati finali a Pistoia: Samuele Bertinelli viene eletto sindaco al primo turno, con una maggioranza di grande respiro, attorno al 60%: non si vedevano consensi così alti da tempi ormai lontani.
Il nuovo sindaco, giovane ma esperto di amministrazione e vita politica, prenderà le redini di una città importante ma non facile da gestire; dovrà fare i conti con problemi molto complessi, con risorse in diminuzione e bisogni dei cittadini in crescita. Davvero avrà molto da lavorare, ma sono certa che metterà assieme una squadra all'altezza di condividere con la struttura le soluzioni più idonee.
A lui va il mio sincero e sentito in bocca al lupo, assieme a tutta la "adesione" che da sempre esercito nei confronti degli amministratori dei comuni per i quali ho lavorato (quattro, per la precisione, in 25 anni di lavoro: Impruneta, Castelfiorentino, Empoli, Pistoia). Nella mia lunga carriera professionale ho avuto a che fare esclusivamente con amministratori di sinistra e di centro-sinistra: è stata certo una fortuna, perché non mi sono mai dovuta "sforzare" nell'esercitare adesione alle scelte di cui gli amministratori sono stati titolari. Anzi, sempre si è venuta a creare quella positiva interazione che mi ha permesso di contribuire a creare un clima di positiva fiducia, nel quale – pur nel rispetto dei ruoli – è stato possibile confrontarsi apertamente sulle strategie e sulle soluzioni da adottare.
Sono certa che anche con il nuovo Sindaco e con gli assessori che nominerà nei prossimi giorni verrà a crearsi quell'intesa efficace che sola permette a tutti di lavorare bene e dare il meglio di sé.
Dunque, auguri al nuovo sindaco di Pistoia.
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