Al ciclo di incontri dedicato alle "scomode emozioni", oggi alla San Giorgio parliamo di rabbia: una emozione primaria che le regole sociali tendono a delegittimare, costringendoci spesso a negarla o a reprimerla, con l'effetto di allontanarci dai nostri veri sentimenti. La sindrome della "brava ragazza" induce tante donne ad adeguarsi all'aspettativa che le vuole sempre carine, ovvero capaci non solo di non esprimere la rabbia ma addirittura di non provarla. In questi casi l'energia vitale che attraversa la rabbia viene soffocata, fino a soffocare la propria natura. Questo è il prezzo da pagare, per molte donne ancora oggi, se non vogliono essere considerate e giudicate egocentrice, immature, egoiste e soprattutto… poco femminili!
La rabbia è invece un alleato buono che ci dice: "STOP, FERMATI". Ci avverte del fatto che sentiamo i nostri diritti violati e i nostri sogni insoddisfatti; ci segnala che abbiamo paura di chi riteniamo ci stia per fare del male. Il primo passo da fare è riconoscere l'emozione che stiamo provando, per poi accettarla, ed infine darle il corretto significato. In questo ci aiuta la comunicazione assertiva, nella quale parliamo di noi stessi assumendoci la responsabilità dei nostri sentimenti, spieghiamo all'altro i motivi per cui esiste il problema che ci fa arrabbiare, trasformiamo la rabbia in affermazioni chiare che riguardano noi, senza per questo colpevolizzare l'altro.