Se dovessi fare un elenco delle cose che mi piace fare di più al mondo, oltre a scrivere e a leggere, ci sarebbe sicuramente anche parlare in inglese. Posso farlo solo di rado, purtroppo, perché mancano il tempo e l'occasione. Proprio per questo, mi sento un po' arrugginita, anche se i miei interlocutori stranieri rimangono sempre piacevolmente sorpresi e tendono sempre a rassicurarmi, esagerando a volte un po', dicendo che il mio inglese è splendido, perfetto, meraviglioso. Stamani in visita alla San Giorgio due rappresentanti dell'Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, per verificare la fattibilità di alcuni progetti comuni in materia di digital divide: spero che la collaborazione possa attivarsi, giacché l'apertura di nuove prospettive di relazione, anche all'estero, ci permette di rinnovare i nostri pensieri e riattivare i flussi di energia.
Ricordo con un po' di nostalgia il periodo nel quale ebbi modo di intensificare lo studio dell'inglese, prendendo lezioni individuali due volte alla settimana e soprattutto producendo due relazioni che mi permisero di confrontarmi con importanti esponenti della biblioteconomia europea: Marketing from luxury goods to normal business e Reading emergency in Italy.
Allora mi fu di grande beneficio la scuola Hello! Language Center a pochi passi da casa, dove grazie all'aiuto di Sarah ebbi modo di perfezionare la mia pronuncia e addentrarmi nei misteri degli idioms. Ora non sarei certo in grado di ritagliarmi il tempo di studiare e di andare a lezione: ma può essere che nell'imminente futuro qualche spazio possa finalmente esserci. Who knows?