Sono ufficialmente in ferie da oggi per due settimane. Le biblioteche e l'archivio storico per questa settimana sono chiuse, e tutti i miei colleghi si riposano. E' stato un anno impegnativo per tutti, e quindi la sosta servirà a ritemprarci.
Devo ammettere, però, di non sentirmi né stanca né stressata: eppure, con le mie brave 380 ore di straordinario registrate sul cartellino mensile, posso dire in tutta serenità di non essermi risparmiata. I risultati ottenuti sono stati moltissimi, i progetti su cui sto lavorando sono ben numerosi, e soprattutto le condizioni oggettive nelle quali ho operato – stante la crisi – sono state tutt'altro che favorevoli. Eppure, ripeto, non mi sento affatto stanca. Ricordo la scorsa estate: già a luglio dovetti prendere una settimana di ferie per rimanere a casa, perché mi sentivo nervosa, mi ero ritrovata a dimenticare alcuni impegni, avevo una forte sensazione di sovraccarico.
Che cosa è cambiato rispetto all'anno scorso? Dal punto di vista "oggettivo" quasi niente. Quel che è certo è che sono molto più serena e tranquilla, e complessivamente non mi sento affogata dalle cose da fare (overwhelmed, come si dice in inglese), anche quando queste cose sono così tante da essere capaci di travolgere chiunque. Merito – mi sento di dire – dell'attività di scrittura, che quest'anno si è tradotta operativamente nella pubblicazione di ben due libri (uno uscito a marzo, il secondo in uscita a settembre), e che ha rappresentato una fortissima occasione di ricarica energetica.
Anche la presenza di Ginger e Pallina ha inciso positivamente sul mio umore, facendomi guardare alle situazioni con una rinnovata allegria. E così, senza sentirmi "sui gomiti", accolgo queste due settimane di riposo guardando con interesse e partecipazione al lavoro che riprenderà il 25 agosto, nella consapevolezza che – almeno per me – il confine tra vita e lavoro somiglia molto a quello tra Olanda e Belgio: sono così felice di fare "il mestiere più bello del mondo" che le vacanze non hanno il compito di indennizzarmi rispetto al disagio quotidiano, ma sono una variazione gradita, ma non necessaria, in un percorso fatto con immenso piacere, anche quando c'è di mezzo la fatica.