Le vacanze sono terminate: il rientro a casa si impone in tutta la sua razionale necessità. E non si tratta soltanto di lasciarsi alle spalle le spiagge assolate, il mare verde della Calabria e i tempi lunghi del dolce far niente. Rientrare significa soprattutto recuperare la propria biografia, accollarsela in tutti i suoi aspetti, indossare i panni della quotidianità, puntare la sveglia presto al mattino, fare i conti con i propri doveri.
Non mi vergogno di ammettere che tornare al lavoro mi fa piacere: e non già perché le vacanze non siano state piacevoli o perché io riesca a trovare solo nel lavoro il mio elemento. E' che a me il lavoro che faccio piace moltissimo: mi piacciono moltissimo la mia biografia, la mia città, le persone che mi stanno intorno, le cose che mi succedono, i guai a cui devo fare fronte tutti i giorni, le sfide a cui trovo risposta, le sconfitte che mi insegnano qualcosa, i sogni che coltivo. La vacanza per me non è mai la parte migliore dell'anno: è solo una sosta – spesso agognata e molto desiderata – per ricaricare le batterie: ma il bello succede nel resto del tempo. Nella quotidianità. Nell'essere io, assieme al mio compagno, alla mia famiglia, ai miei amici, ai miei colleghi, e alle tante persone che a vario titolo entrano in relazione con me.
Oggi è stato un giorno di "decantazione" in vista della ripartenza, dedicato alle lavatrici, al riordino degli armadi, al disbrigo di tante questioncelle amministrative e burocatiche lasciate a candire in un angolo, in attesa dell'ispirazione giusta. E poi è stato il momento della programmazione del mese di agosto: un mese che per me sarà contrassegnato da una attività intensissima, in vista degli straordinari appuntamenti in agenda nei prossimi mesi. Ci sarà spazio solo per una settimana di sosta lavorativa, in concomitanza del ferragosto, durante la quale non prevedo di muovermi da casa: in quei giorni mi godrò il lusso dei condizionatori a palla e della compagnia prolungata di Ginger e Pallina, mentre Antonio sarà al lavoro, per poter dare spazio ad alcune letture di approfondimento e ad alcune attività di riordino che riguarderanno sia la vita personale che quella professionale.
Sarà dunque un mese molto intenso, in cui avrò modo di mettere alla prova la mia "produttività". Proprio per questo, ho deciso di dedicare un po' di spazio su questo blog al racconto di ciò che mi capiterà di fare giorno dopo giorno, aprendo una sorta di "finestra" sulla mia attività di direttrice di biblioteca, in modo tale che chi ha tempo e voglia possa buttarci l'occhio dentro, e scoprire che il lavoro del bibliotecario è cosa ben diversa dal leggere i libri (purtroppo io non ho quasi più tempo per leggere in assoluto!). Da domani mi ritaglierò un po' di tempo per raccontare il mio lavoro in presa diretta: un lavoro che amo moltissimo, specie in quest'anno del tutto particolare per la mia città, nominata dal MIBACT capitale italiana della cultura.
Sono stati in molti, a Pistoia, a dire che in città non è successo niente di diverso dal solito, quest'anno. Dal mio speciale osservatorio posso permettermi di dire che di cose ne sono successe moltissime, e che magari non siamo stati capaci di raccontarle in modo convincente ed emozionante. In tal senso, da domani proverò a raccontare – senza infingimenti e senza edulcorazioni, ma ovviamente nel rispetto del segreto d'ufficio – qualche dettaglio di ciò che sta bollendo in pentola, con la speranza non troppo segreta che la curiosità suscitata dal guardare ciò che avviene dietro le quinte possa accrescere la consapevolezza di quanto il lavoro del bibliotecario sia utile per accrescere la qualità della vita di una comunità.
Ecco quindi, da domani per voi, per tutto il mese d'agosto (e se vorrete, anche dopo: ma solo se lo vorrete!!!) la nuova rubrica #bibliotechedaraccontare: buon divertimento e buona lettura!
Ci sono zone del nostro lunghissimo Paese che sembrano ancora più lontane da raggiungere: è il caso di Aosta, che è separata da Pistoia da ben 5 treni: Aosta-Ivrea, Ivrea-Chivasso, Chivasso-Milano, Milano-Firenze e Firenze-Pistoia. La fortuna ha voluto che nessuno dei cinque treni abbia sgarrato di un solo secondo, e quindi sono rientrata a casa nei tempi previsti. Ma partire alle 10 e tornare alle 18 è una esperienza di quelle che sfiniscono, al punto che mi ritrovo semi-distesa sul divano, con la ferma intenzione di non muovermi fino a domani.
Ma il gioco è valso la candela: tante le idee che ho registrato nel mio quadernetto, e che mi impegno ad applicare al mio rientro a Pistoia. Tanti i nuovi progetti che hanno trovato lo spazio e il tempo per girellare nella mia testa, per trovare il modo di essere tradotti in parole e prendere la direzione di una forma più strutturata.
D'altronde, il viaggio in treno rappresenta la quintessenza della sospensione della quotidianità e della routine: il momento perfetto per lasciare spazio libero alle idee e all'innovazione.
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Partiamo da Verbania-Intra subito dopo colazione: ci aspetta un viaggio piuttosto lungo e impegnativo. La povera Musetta fa del suo meglio, ma ha i suoi begli anni, e non possiamo pensare di forzare la sua corsa. Il tempo è ancora brutto: la pioggia ci accompagna fino a casa. A Vercelli facciamo una deviazione tra le risaie (letteralmente: NELLE risaie), per comprare direttamente dal produttore un po' di riso da portare agli amici. A Verbania, peraltro, non c'era nulla da prendere come souvenir, e non ci sentiamo di tornare a mani vuote.
Rientriamo a casa verso le 14,30: giusto il tempo di salire in casa con i bagagli, e subito di nuovo via per Firenze, dove alle 17 è prevista la presentazione del libro La biblioteca diventa social delle mie colleghe Cristina Bambini e Tatiana Wakefield presso la Sala degli Affreschi del Consiglio Regionale Toscano. Impossibile per me perdere questo appuntamento, visto che mi sento in qualche modo di averle aiutate ad intraprendere la strada che poi, ovviamente, hanno percorso con le loro gambe.
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Lasciamo Reggio Calabria alle cinque del mattino, dopo aver caricato la Musa con i bagagli e i ricordi di questa vacanza. La via Marina è silenziosissima, il mare fa solo uno shhhhhhh delicato, quasi non volesse disturbare nessuno. La gelateria Cesare è già aperta, come ormai abbiamo imparato a conoscere in altre occasioni di partenze antelucane, ma per la colazione ci spingiamo fino a Gallico, dove al Bar Winner ci scotoliamo un cornetto gigante e un bel caffè prima di affrontare il lungo viaggio verso casa.
La fauna del Winner è ben diversa da quella che avevamo ammirato lo scorso aprile, quando alla stessa ora della domenica mattina il bar era popolato dalla folla dei giovani azzimati e delle signorine supertruccate usciti dalle discoteche della zona. Oggi è venerdì, una giornata evidentemente lavorativa, nonostante il pieno agosto. Ed è per questo che incontriamo frotte di operai in tuta da lavoro, squadre di vigili del fuoco in attesa del turno delle sei, che si scofanano i super cornetti farciti con tutto, che il bar offre in quantità da far venire in mente il paese di cuccagna.
il viaggio risulta tranquillo: prudenza ha voluto di ecitare i giorni da bollino rosso. Solo una coda di qualche chilometro tra Attigliano e Orvieto ci consiglia di fare una deviazione temporanea sulla strada normale, regalandoci panorami mozzafiato che l'autostrada ci avrebbe sicuramente impedito di vedere.
Pistoia ci saluta attorno alle quattro del pomeriggio. Tornare a casa dopo due settimane è emozionante. Nonostante i bei giorni trascorsi, le cose viste, le risate condivise e le tante bontà enogastronomiche godute, casa è sempre casa. Gatta Franca ci accoglie col suo meo di benvenuto: sta bene, e la signora che si è presa cura di lei in questo periodo ha evidentemene fatto un buon lavoro. La stringo tra le braccia avvertendo sotto la pelliccia tutti quegli ossicini che un tempo stavano ben protetti sotto la polpa che faceva di Franca una bella gattona. Ora Franca è piccolina e magra, un po' come la Rita Levi Montalcini, ma senza la cofana di capelli e le collane di perle.
La Musa ha egregiamente svolto il suo ruolo di piccolo SUV: i pacchi e i pacchetti che scarichiamo, assieme alle valigie e alle borse, sono in quantità industriale. D'altronde, andare in Calabria e non portarsi su la dose trimestrale di gazzosine al caffè o di cipolle di Tropea, o di olio buono, o di salame sottovuoto sarebbe come andare a Parigi senza comprare una torre Eiffel di plastica con le lucette. Per non parlare poi dei tanti regali che ci siamo scambiati con amici e parenti.
La prima ad accorgersi del nostro rientro, dopo Gatta Franca, è la lavatrice, che si mette subito al lavoro per lavare tutte le cose del mare, prima che vengano definitqivamente archiviate per la prossima stagione.
La casa riprende vita piano piano: i pacchetti vengono spacchettati, gli oggetti riposti al proprio indirizzo, le valigie ritrovano la strada della soffitta, in attesa del prossimo viaggio, probabilmente a natale. Ci sarebbe un gran bisogno di una bella spolverata generale, ma la signora Spic&Span non è ancora rientrata in servizio: ci penserà nel week-end, prima del rientro al lavoro.
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