Sembra una di quelle notizie farlocche che circolano sui social network, e invece è tutto vero: in Corea del Sud esiste una azienda, la Korea Life Consulting, che organizza funerali per persone che non sono ancora morte. Il cliente viene fatto accomodare ad un tavolino, dove in trenta minuti dovrà scrivere il proprio testamento (trenta minuti, e non di più: per potersi concentrare solo sulle cose importanti), poi dovrà spogliarsi dei propri vestiti, indossare una tunica senza tasche ("senza nulla sei venuto, senza nulla te ne andrai") e distendersi in una cassa di legno, sopra la quale sarà inchiodato un coperchio. Dall'interno della cassa, avrà l'opportunità di ripensare alla sua vita: a come ha impiegato il proprio tempo, alle sue scelte, ai sacrifici a cui si è sottoposto, alle rinunce a cui ha fatto fronte, agli errori commessi e ai bisogni più profondi a cui non ha dato ascolto. Al termine del rito, qualcuno solleverà il coperchio e il cliente potrà uscire da lì, per riprendere la sua vita – sperabilmente con l'intenzione di cambiarla in meglio.
L'autore di "Solo bagaglio a mano" si è sottoposto al rito, come altre 50.000 persone prima di lui, non già per sperimentare la raggelante sensazione della morte, quanto piuttosto per accelerare un proprio percorso di consapevolezza sul significato della vita che lo ha portato, nel tempo, a scegliere la strada di liberarsi progressivamente di tutte le zavorre che la quotidianità ci impone di accumulare. Disfarsi delle cose è una sfida difficile, che ci riesce meglio quando siamo chiamati a fare i conti con il lutto per la perdita di un familiare o, in misura meno traumatica, il trasloco da una casa all'altra o il cambio di lavoro. Ma anche senza attendere i grandi cambiamenti della vita, dovremo tutti imparare a viaggiare più leggeri, congedando ogni giorno qualche oggetto che non ci servirà mai e che riempie le nostre case, e così pure, sul fronte delle relazioni e delle emozioni, liberandoci dalle nostre vite di scorta (quelle di come avremmo dovuto essere e non siamo stati), dai sensi di colpa per ciò che non abbiamo fatto o detto, cancellando ogni giorno due contatti inutili da una rubrica telefonica che sarà più sana perché più leggera.
La metafora del viaggio è perfetta per rappresentare la vita di ciascuno di noi. Siamo di passaggio su questa terra, e viaggeremo meglio portando appresso solo un bagaglio a mano: giusto l'essenziale, ciò che ci serve davvero, va con tutto e non ha bisogno di troppa manutenzione. Col tempo ci accorgeremo quanto saremo felici di poter fare a meno di tutto il resto. Dobbiamo anche scaricare la nostra memoria: non conservare tutti i ricordi, non appesantire il nostro presente col passato, ma anche in questo caso alleggerire il bagaglio, e portare con noi solo l'essenziale.
Giornalista giramondo, conosciuto ai lettori di "Repubblica" per la sua rubrica "Mondovisioni", Gabriele Romagnoli ha visitato oltre 70 paesi e vissuto in 8 città, cambiando quasi 30 case nella sua vita. E' dunque un esperto di "bagaglio a mano", e sa dare consigli pratici utilissimi su cosa mettere in valigia, e quale tipo di valigia scegliere. Ma soprattutto ci offre – in questo libretto leggero, che si legge in un'ora – l'occasione per riflettere sui nostri bagagli, reali e metaforici, sul nostro modo di affrontare il nostro viaggio di vita: trascinando pesantissime valigie o muovendosi leggeri. Sta a noi restare abbarbicati al nostro passato o muoversi con agio nel presente, in direzione del nostro futuro.
Recensione di Michele Lauro su Panorama:
Articolo di Dario Ronzoni su Linkiesta
Recensione di Carlo Verdelli su Repubblica