Ormai dovrei avere imparato la lezione: una lezione che il mio organismo mi impartisce regolarmente, tutte le volte che esagero con gli impegni personali e professionali. Corro più veloce che posso, e mi diverto in questo, provando anche la ovvia soddisfazione di avere "prodotto" tantissime cose di qualità, spesso con una percezione soggettiva di fatica neppure troppo alta. Il cavallino corre corre, poi arriva lui. O lei, il mio corpo fisico, che di punto in bianco dice: "OK, ora fermiamoci". E si ferma di punto in bianco, all'improvviso, senza avvisare né mandare segnali premonitori. Lo fa come stamani, quando era già suonata la sveglia delle sei, avevo i biglietti in mano direzione Reggio Emilia, e tutto era pronto per un'altra bella giornata di attività professionale, con il lavoro d'ufficio in regola, grazie al ricorso alle ferie.
E invece no: mal di testa lancinante, articolazioni scricchiolanti come le ante di un armadio del Settecento. Biglietti in mano, e via ad annullare tutto, con l'effetto di mettere in evidente difficoltà i colleghi che mi stavano aspettando, e avevano programmato la loro giornata attorno alla mia presenza. Ma quando c'è il cartello STOP, bisogna che mi fermi. Le ferie per oggi sono autorizzate da tempo: non devo avvisare nessuno in ufficio. Rimango a letto per tutto il tempo necessario a che il cartello torni nei box. Oggi non si corre. Pausa.
Questo fine settimana mi impegnerò a rallentare un po'; poi da lunedì mi sarò già bell'e dimenticata del cartello, e via a tutta birra un'altra volta.