La domenica è un giorno tradizionalmente dedicato al "riordino", specie se viene dopo un sabato "di ricevimento" come quello di ieri. Tante le cose da pulire, riordinare, sistemare, in una casa grande che reclama sempre tante attenzioni, come quelle donne che sono, sì, bellissime, ma solo perché passano ore e ore a lisciarsi.
Ma la casalinghitudine lascia spazio anche ad un piccolo intervallo di lettura: mi dedico al libro che l'ex sindaco Berti ha presentato venerdì scorso in San Giorgio. Un libro che si legge con facilità: merito dello stile particolarmente piano e del tono affabulativo che Berti ha voluto dare ai suoi "quadretti", ovvero alle tante situazioni che nel corso dei suoi dieci anni da sindaco lo hanno visto impegnato a far fronte a tanti problemi o a celebrare vittorie più durature.
Il tono è didattico e fresco; la Storia perde la sua esse maiuscola, per diventare quasi aneddoto. Ed è così, curiosamente, che tutti i personaggi che sono stati protagonisti di questi dieci anni sono chiamati sempre per nome, giacché il cognome avrebbe introdotto una ufficialità, una pesantezza che l'autore ha voluto tenere lontana dal testo.
Nessuna polemica: gli scontri anche molto aspri sono ricostruiti in forma attutita, come se anche le carognate più perfide potessero vedersi riconoscere una qualche forma di nobiltà.
Rileggo tante storie che ho vissuto anch'io, sia pure da un punto di vista diverso. Leggo anche le testimonianze delle persone più vicine all'ex sindaco, alcune delle quali piene di nostalgia per un'epoca d'oro ritenuta conclusa con l'uscita di scena del testimone.