Divertente e scacciapensieri, questo Boss in salotto, con una Paola Cortellesi abilissima nell'adottare la dolcissima cantilena degli italofoni di Bolzano: una Cristina perfetta, con tanto di famiglia modello Mulino Bianco, con in più la determinazione dell'autorealizzazione, della riuscita e del pensiero positivo, che mimetizza perfettamente le sue origini partenopee, costruendo il suo castello (anzi chalet di legno) di piccole bugie in una Bolzano pulita col Pronto e il Vetril a tutta randa.
Finché il fratello di lei, con la tuta da ginnastica in acetato, le collane d'oro al collo e il classico stuzzicadenti in bocca, non viene catapultato nel mondo altoatesino del Mulino Bianco, per trascorrere i giorni agli arresti domiciliari, in attesa del processo – lui è accusato di appartenere ad un pericoloso clan camorristico.
Tra gag esilaranti e giochi sui luoghi comuni tra nord e sud, il film scorre che è una bellezza: con la vittoria finale del sud, quella "bassa Italia tra Napoli e Palermo" che sarà piena di difetti, ma non sembra meno imperfetta di quel lindo e pinto Alto Adige, dove le linde e pinte famiglie si fanno in quattro per ossequiare la famiglia di Cristina-Carmela, onde ottenere risorse fresche dalla Camorra per ridare fiato all'economia locale.
Molto divertente, mi ha fatto venire a mente un corto che io adoro: Bolzano jamme jà.