Oggi inizia una nuova fase della mia vita. Maya permettendo, non sarà certo l'ultima, perché, Fornero permettendo, alla pensione mancano almeno una quindicina d'anni buoni. Ventiquattro anni di servizio nella pubblica amministrazione: in altri tempi, quando non si sapeva neppure cosa fosse la spending review, ma lo stato spendeva allegramente, sarei già stata in pensione. E avrei letto tutti i libri della biblioteca, uno dopo l'altro. Ora invece, il cavallino deve ancora correre parecchio. Ma va bene così: vorrà dire che leggerò tutti i libri della biblioteca, ma solo un po' meno in fretta. Mica la vita si è allungata per nulla.
Tantissime le cose da fare, comprese alcune emergenze che non avevo messo nel conto, ma che ho potuto riparare alla grande. Il mio spirito di problem solver è saldo al comando. Viviamo tutti una fase un po' burrascosa di passaggio, nella quale è difficile distinguere tra carne e pesce, tra vecchio e nuovo. Non tutto è definito, non tutto è chiaro. Ma di fronte all'incertezza, comprensibile quando si cambia registro, ci sono due strade: gettare acqua sul fuoco, e sottolineare quanto le cose non funzionano, oppure andare giù morbidi, attutire, smorzare i toni, ed evitare di fare una tragedia su cui ricamare all'infinito per ogni cosa imperfetta. Io ho imboccato con molta serenità la seconda strada, se non altro perché la compagnia è più piacevole.