Mica vero che il cacciucco lo sanno cucinare solo i livornesi: perché la mia sorellona Patrizia è pisanissima quant'altre mai, e il cacciucco lo cucina meglio dei nativi della Venezia (nel senso del quartiere livornese). E infatti siamo tutti felici a zampettare nel suo giardino, mentre Smilla ci copre di baci, leccate e zampate in quantità magnum, in attesa dell'epico momento in cui compare sul desco un tegamone enorme ricolmo di pesce profumatissimo. Ed eccoci tutti pronti a dar fondo in cinque minuti al lavoro di un giorno intero, per onorare la padrona di casa e ripagarla di tanto sacrificio.
Straordinaria serata culinaria, dove il cacciucco è degnamente onorato da un tripudio di babà al limoncello, in uno scarto Pisa-Amalfi che ci ricorda il nostro glorioso passato da repubblica marinara. Quando ancora Livorno era un borghetto di pescatori, tanto per intendersi e per rimettere le cose al loro posto.
E perché non è bene farsi mancar niente, ma proprio niente, facciamo pure un salto dal Sighieri a San Frediano per concludere la serata un uno strepitoso gelato innaffiato di liquore alla liquirizia.
Dopo una orgia calorica di questo tipo, ci ripromettiamo una domenica culinariamente monacale: pane e acqua per tutto il giorno. Giurin giurello.