Partiamo poco prima di mezzanotte, per poter sfruttare il fresco della notte e rendere così piú sopportabile il lungo viaggio che ci aspetta. Tutto procede come da programma, se non che alle otto del mattino, quando ormai ci sentiamo sufficientemente ringalluzziti per la distanza percorsa e per il caffè caldo, la nostra Musa fa le bizze. Nei pressi di Lagonegro si accendono tutte le spie del motore, e la macchina si blocca all'istante: merito di Antonio, alla guida, che si accosta subito in corsia di emergenza evitando guai più seri e mettendoci al riparo dai pericoli.
La Musa non ne vuole sapere di ripartire. Eppure è stata dal suo veterinario non più di due giorni fa, per controllare oli, filtri, acqua e tutto quanto. Tempo mezz'ora arriva il carroattrezzi, assieme alla polizia, che ci porta a Lagonegro centro, uno dei posti più brutti che abbia mai visto al mondo, secondo solo, forse, a Cologno Monzese.
Com'è come non è, ci ritroviamo SOPRA il carratrezzi, che ci porta – in cambio di una cifra equivalente ad una crociera di lusso ai Caraibi – a Reggio Calabria: quattro ore di piani alti, durante le quali io e Antonio abbiamo chiacchierato, mangiato panini, dormicchiato e salutato le folle festanti, come la regina Elisabetta e Filippo.
Quest'anno, dunque, a farsi la vacanza aggiuntiva sarà la famiglia del carrattrezzista, che si godrà i Caraibi a spese nostre. Il vecchio internazionalismo proletario che ha albergato in me in gioventù ormai ha fatto il cambio di residenza da quel dì, per cui non mi sento per nulla sollevata di questo riequilibrio sociale.
Mi consola sapere che stiamo bene, che non è successo nulla, e che con il budget delle prossime tre vacanze estive e invernali possiamo pensare di riavere indietro la Musetta perfettamente funzionante, pronta per tornare a casa. Più poveri, ma felici.