I piloni sullo stretto di Messina (vedi) rappresentano una particolarità paesaggistica di non poco conto, avendo perso da tempo qualunque utilizzo pratico. Anni addietro i due piloni sostenevano i cavi d'acciaio attraverso i quali passava la corrente elettrica tra Silicia e Calabria. Poi l'Enel adottò una soluzione tecnologica più evoluta, di tipo sottomarino, rendendo i piloni del tutto superati. Giusta la decisione di lasciarli comunque in piedi, a ricordo di una storia recente di relazione tra Calabria e Sicilia che per nostra fortuna non si è ulteriormente evoluta con la costruzione del Ponte di Berlusconi (vedi).
Il pilone siculo è illuminato e pitturato, quello calabro è un po' sgarrupato, privo di illuminazione e spogliato, nel tempo, dal rame e dai pannelli fotovoltaici collocati dalla provincia. Nel 2009 quest'ultimo è addirittura stato venduto ad una coppia di privati, che per fortuna nostra non hanno deciso di smontarlo, ma – da quello che posso desumere – hanno cercato di fare un giusto business, sfruttando l'appeal di una vera e propria icona per tutti i reggini.
Come una vera e propria Tour Eiffel de no'antri, il pilone calabrese simboleggia l'italica capacità di sprecare soldi: prima con l'uso di tecnologie tutt'altro che efficienti, poi con la messa in disuso e ora con la vendita ai privati senza nessuna garanzia di valorizzazione per il territorio (vedi).