Qualche giorno fa avevo scoperto l'esistenza della Giornata della Lentezza, e ci avevo riso su. Avevo letto i comandalenti, e ci avevo riso su: figurarsi se posso rallentare un attimo, mi ero detta. Beati quelli che possono rallentare, avevo esclamato. Poi il rimuginamento era continuato: un nodo allo stomaco, di quelli che non si sciolgono nemmeno con le mitiche bustine di Gaviscon da cui escono i pompierini bianchi (vedi).
Poi una breve ricerca sull'OPAC di rete, e da lì una immediata richiesta di prestito interbibliotecario sui due titoli di Bruno Contigiani che mi avevano colpito di più: "Vivere con lentezza" (ecco qui la recensione di Wuz: http://www.wuz.it/recensione-libro/2346/burno-contigiani-vivere-con-lentezza.html) e "Lavorare con lentezza" (ecco qui la recensione di Non solo Mozart: http://ritacharbonnier.blogspot.it/2011/11/lavorare-con-lentezza-si-puo-parola-di.html).
Il secondo si sfoglia in un quarto d'ora, e non lascia niente da ricordare. Il primo invece mi risulta più interessante e convincente, offrendo una chiave di lettura diversa rispetto alla corsa sfrenata verso il sempre-di-più. Tra istanze di decrescita e desiderio di maggiore tempo per sé, la filosofia della lentezza può essere davvero positiva: senza offrire giustificazioni ai lavativi di turno, permette di capire che in certi momenti è bene recuperare un minimo di distacco dalla logica della performance a tutti i costi, recuperare energie con una piccola sosta, e soprattutto recuperare attenzione a favore dei dettagli che possono fare la differenza e che invece la velocità ci impedisce di curare.