Archiviata l’inaugurazione di Kiefer, noto con un certo disappunto che la mia scrivania in ufficio farebbe alzare parecchio il sopracciglio a Marie Kondo, il guru dell’ordine e del minimalismo. Le carte si sono mescolate tra loro, al punto da sembrare appena uscite dalla centrifuga di una lavatrice senz’acqua. C’è dunque bisogno di riprendere un attimo fiato, rimettere ordine in questo marasma e prepararsi alla ripartenza. Lo faccio approfittando dell’assenza di Antonio, decidendo di rimanere in ufficio dalle 10.30 alle 19 suonate.
Si parte con le riunioni mattutine dedicate al Bibliopride, l’appuntamento di fine mese, in vista della riunione in programma lunedì prossimo con gli organizzatori regionali e nazionali. Poi, nel pomeriggio, è la volta di mettere mano all’organizzazione del piano di lavoro della settimana. Ma l’arretrato di posta è così cospicuo da permettermi di fissare gli impegni solo per lunedì della prossima settimana: tutto il resto del tempo va alle risposte che i diversi interlocutori si attendono di avere da alcuni giorni. Millimetro dopo millimetro, riguadagno il mio terreno d’azione: tante le cose che vanno a buon fine o vengono istradate nella giornata, per finire nell’inbox dei colleghi incaricati dei singoli compiti. Tutto deve funzionare come un orologio, e io mi sento un po’ nel ruolo dell’orologiaio. Ci aspetta una settimana densissima di eventi e appuntamenti, alcuni dei quali anche serali: quel che certo è che non ci sarà da annoiarsi.