Questa sera siamo stati a cena alla Casa della Musica di Piteglio, dove abbiamo mangiato benissimo, ed in ottima compagnia, per poi salire nella parte alta del paese a seguire la conferenza di Francesca Rafanelli su Mata Hari e Rose Valland, due donne con caratteristiche decisamente opposte, ma entrambe capaci – in modi diversi – di vivere una vita all'insegna dell'arte e dello spionaggio. Il bellissimo intervento era collocato nell'ambito di una conferenza (vedi) alla quale hanno partecipato anche Rosa Cirone e Francesco Lisci, parlando rispettivamente dei cani-spia della polizia penitenziaria e degli strattagemmi usati dalle detenute in carcere per sfuggire ai controlli delle guardie carcerarie. Tutti e tre i relatori erano stati protagonisti dell'ultima edizione del Festival del Giallo, con interventi in parte uguali a quelli di questa sera. Dunque per me e Antonio si è trattato di un piacevolissimo "Repetita juvant".
Mi ha particolarmente colpito la figura di Rose Valland, una storica dell'arte che, durante l'occupazione nazista della Francia, riuscì nel pericolosissimo compito di tracciare le 100.000 opere d'arte trafugate dai nazisti e spedite in Germania per andare a formare il museo ideale che Hitler auspicava voler creare a Linz. Lavorando al Jeu de Paume, museo presso il quale le opere venivano stoccate prima di partire per la Germania, Rose riuscì a catalogare e descrivere ogni opera sottratta dai musei e dalle chiese francesi, nonché confiscata alle famiglie ebree, creando così un archivio straordinario di "tracce" grazie alle quali oltre 60.000 opere furono restituite ai loro legittimi proprietari alla fine della guerra. Vera e propria eroina della resistenza francese, Rose è stata per molti anni una figura quasi del tutto sconosciuta, almeno fino all'uscita del film The Monuments Men, Ispirato alla sua vicenda anche il romanzo Il mercante dei quadri perduti di Sara Hougteling.