Lo scrittore Romolo Bugaro, padovano classe 1961, due volte finalista al Campiello, di professione avvocato, in questo romanzo ci riporta nella sua città, tra la “buona e brava gente della nazione”, che si attacca con le unghie e con i denti alla posizione di relativo privilegio conquistata con fatica e sempre meno difendibile. Il protagonista della storia è arrivato a sessant’anni, ma non si sente certo anziano: veste abiti per giovani, si tiene in forma, legge ancora senza occhiali, si sente lontano dagli acciacchi della vecchiaia, va in scooter anche in inverno, ha interessi, voglie e inquietudini che lo distraggono quasi sempre dall’idea della morte. Per queste sue caratteristiche, egli è rappresentativo di una intera generazione, quella dei “ragazzi di sessant’anni”, e perciò merita di essere protagonista di un vero e proprio esperimento grammaticale: le sue vicende personali escono infatti dalle ristrettezze dell’individualità per farsi testimonianza collettiva, esplorando simbolicamente i destini dei baby boomers.
Ed eccoli lì, i sessantenni ostinati a vivere, “un esercito di uomini e donne spiaggiati nel lavoro autonomo o nella libera professione perché non hanno vinto il concorso, non hanno passato il colloquio, non sono stati presi dal Credito Cooperativo né dalla Lidl Italia, uomini e donne che si dibattono disperatamente fra clienti pieni di diffidenza e funzionari dell’Agenzia delle entrate che ignorano le loro mail”.
I ragazzi di sessant’anni hanno impiegato una vita per diventare adulti, e oggi sono stretti tra la nostalgia di ciò che non sono stati e la paura di che cosa potranno diventare, in un mondo che è completamente cambiato, mentre loro erano impegnati a rimanere ostinatamente se stessi. Ma le ombre si stanno allungando.
Romolo Bugaro
I ragazzi di sessant’anni
Torino, Einaudi, 2023