Ruth Hogan
Dove ti ho perso
Milano, Rizzoli, 2017
Una tessera di un puzzle, un bottone, un ombrello, un guanto spaiato, persino una scatola di biscotti contenente le ceneri di una persona passata a miglior vita: sono migliaia gli oggetti che le persone dimenticano da qualche parte mentre sono concentrate a fare altro. Anthony Peardew ha dedicato gli ultimi quarant’anni della sua vita a raccogliere queste cose, classificarle con cura e conservarle in un incredibile archivio che ingombra ormai l’intero studio della sua grande casa londinese. Dietro ognuna di esse c’è una storia, che Anthony si impegna a immaginare e ricostruire, traendone una serie di racconti che hanno fatto la sua fortuna di narratore. Ma gli oggetti smarriti di cui si è autonominato custode non sono soltanto la materia grezza della sua attività professionale: sono prima di tutto i testimoni silenziosi della sua segreta speranza di poter rimediare ad un grave errore commesso in gioventù. A poche ore dal matrimonio con la bella Thèrese, proprio mentre lei perdeva la vita per strada, lui smarriva un prezioso ciondolo che lei le aveva consegnato come pegno del suo amore, facendogli promettere che l’avrebbe conservato per tutta la vita. La coincidenza tra lo smarrimento del ciondolo e l’incidente è per Anthony motivo di sentirsi fino in fondo responsabile della scomparsa della donna: da qui il suo impegno per restituire gli oggetti smarriti ai loro legittimi proprietari, in attesa che – magicamente – anche il ciondolo perduto possa essere ritrovato.
Ormai diventato anziano, e desideroso soltanto di porre fine alla propria esistenza all’insegna del ricordo di Therèse, Anthony affida alla sua assistente Laura il compito di portare a termine la propria missione. Grazie all’aiuto del giardiniere Freddy e della giovane Sunshine, una ragazza affetta dalla sindrome di Down ma particolarmente sensibile, Laura saprà tenere fede all’impegno in un modo anche rocambolesco e surreale.
Nel libro la storia di Anthony e Laura si alterna, sia pure a distanza di quarant’anni di tempo, con quella di Bomber e Eunice: Bomber è un editore che si è lasciato scappare, quasi per caso, il manoscritto del giovane Anthony, destinato ad un grande successo, mentre Eunice è la sua segretaria tuttofare, che ha iniziato a lavorare con lui proprio il giorno dell’incidente di Thèrese: il giorno in cui ha ritrovato, a pochi passi dalla casa del suo nuovo datore di lavoro, un medaglione prezioso, divenuto il suo portafortuna…
Sapientemente costruito sul gioco dei piani temporali delle due storie principali, il romanzo ci regala le storie inventate da Anthony a partire dagli oggetti smarriti, assieme alle storie dei tanti personaggi minori che popolano la scena narrativa: un bel romanzo, coinvolgente e ricco di suspense, nel quale non ci fa poi tanta specie che a tirare le fila del tutto sia proprio il fantasma della bella Thèrese.
Due recensioni:
https://www.panorama.it/cultura/libri/dove-ti-ho-perso-di-ruth-hogan/
https://stambergadinchiostro.altervista.org/review-party-dove-ti-ho-perso-di-ruth-hogan/