Tempo di vita, tempo di lavoro: solitamente è questa la distinzione che abbiamo tutti presente, nella speranza (quasi sempre vana) di raggiungere almeno una parvenza di bilanciamento tra i due. Ma in realtà le cose non stanno così: a pensarci bene, mentre il concetto di “tempo di lavoro” è piuttosto chiaro, e identificabile nell’agenda di ciascuno di noi, il “tempo di vita” ha un perimetro meno stabile e definito. Cominciamo dal primo: chi timbra il cartellino o passa il badge nella macchinetta ha una percezione molto precisa del tempo di lavoro, che sta esattamente tra la prima e la seconda timbratura, tra il bip e il bip bip. Può essere un tempo di durata diversa e caratterizzato da maggiore o minore regolarità. C’è chi va a casa alla sua ora, o chi – come me – non ha mai un’ora sua, e stacca proprio un momento prima che la guardia giurata butti fuori tutti dall’edificio, per avviare le operazioni di chiusura. Ma, al di là delle mille differenze individuali, il tempo di lavoro è un tempo chiaro: in quell’intervallo ciascuno di noi si cala nella parte che la società gli ha assegnato, per merito o per caso. Ed è in questo esercizio di essere e fare che ci guadagniamo il pane ma anche definiamo chi siamo e chi vogliamo diventare. Poi c’è l’altro tempo, quello di vita, in cui siamo chiamati ad essere veramente noi stessi, in cui – ci dicono le leggende – esprimiamo la nostra vera essenza. E’ il tempo della famiglia, delle amicizie, degli hobby, del riposo ma anche della crescita personale. “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire”: è con questo slogan, coniato in Australia nel 1855, che per la prima volta i movimenti sindacali si riuniscono per rivendicare la riduzione dell’orario a otto ore lavorative.
Gli australiani non avevano capito, all’epoca, che il tempo di vita avrebbe potuto essere indebolito da un suo pericoloso nemico: il frattempo. Un nemico capace di consumare ogni giorno ore e minuti preziosi in operazioni che – pur necessarie alla sopravvivenza – non portano valore aggiunto a quell’essenza che vogliamo valorizzare, ma che al contrario ci tengono lontani dalla famiglia, dalle amicizie, dagli hobby e dal riposo che invece renderebbero la nostra vita degna di essere vissuta.
Il frattempo è un tempo di servizio, anzi, di servitù: serve per pagare le bollette, per riordinare la documentazione che ti serve per la denuncia dei redditi (ma dal prossimo anno giuri e spergiuri che metterai subito tutti gli scontrini della farmacia dentro una busta, così avrai subito tutto pronto). Serve per fare il pieno alla macchina, per controllare la pressione delle gomme, per il tagliando annuale. Che poi, in quel caso, rimani senza macchina per un giorno, e per andare al lavoro devi prendere il 25: una brutta cosa, perché sei costretto a dedicare molto più frattempo del solito per andare al lavoro.
Il frattempo è il tempo che si è costretti a dedicare a attività che – se potessimo scegliere – non faremmo: ritirare il piumone in lavanderia, fare la spesa, fare un prelievo al bancomat, comprare in farmacia lo sciroppo per la tosse. Ci sono alcuni frattempi che i più bravi di noi trasformano in tempo buono: ad esempio, il viaggio in treno di mezz’ora per raggiungere la sede di lavoro, la seduta settimanale dal parrucchiere, l’acquisto dei regali di natale. Ma bisogna essere bravi bravi per farlo, non riesce a tutti. Ecco appunto che il frattempo del treno diventa tempo sacro per sé, da dedicare alla lettura; il salone di bellezza diventa una piccola spa, in cui rilassarsi e godersi il massaggio alla cute; l’acquisto dei regali diventa una piccola esplorazione nel paese dei balocchi. L’ho detto: bisogna essere bravi bravi, avere lo spirito giusto, esplorare il mondo della possibilità, cambiare gli occhiali con cui interpretare il mondo. E mica è facile, cambiare gli occhiali. Specie quando questi frattempi ti portano a casa così tardi, che l’unica cosa che desideri è quella di addormentarti sul divano del soggiorno, e festa finita. A pensarci bene, il successo delle vendite on-line può trovare una degna interpretazione nella loro capacità di ridurre il nostro frattempo, per restituirci tempo vero: quello per un film al cinema, una pizza al ristorante, una chiacchierata con gli amici, un momento di tenerezza in famiglia. Contenere il frattempo, metterlo in minoranza nelle nostre agende superaffollate di frattempi può rappresentare un buon proposito per l’anno che sta per cominciare. Perché non provarci?