Questa mattina il Centro per il Libro e per la Lettura di Roma ha promosso un webinar dedicato al tema “Il libro corre sul web: comunicazione e lettura on line”: un argomento quanto mai attuale, ça va sans dire, se non altro perché l’esperienza del lockdown ha costretto anche i più analogici di noi ad incrementare la presenza in rete.
Ad animare la discussione il presidente del Centro Diego Marani, con gli interventi dei book-blogger Giulia Ciarapica, David Frati e Petunia Ollister, e la moderazione del direttore del Centro per il libro e la lettura Angelo Piero Cappello.
David Frati è ideatore di Mangialibri, uno dei blog più famosi e apprezzati in materia di libri. Di Giulia Ciarapica, una book blogger specializzata in classici della letteratura, che già avevo apprezzato come autrice del libro Book blogger: scrivere di libri in rete, Mentre Petunia Ollister non la conoscevo proprio: e menomale che ho potuto colmare una lacuna del genere, perché la signorina Stefania Soma (questo il suo vero nome) si dedica da alcuni anni a fotografare ogni mattina un libro diverso nel contesto della colazione (con tanto di caffè e brioche, biscotti e altre delizie caloriche), proponendone la lettura come auspicio per la giornata che deve ancora iniziare. I suoi scatti più belli sono stati raccolti in un libro, Colazioni d’autore, che ho subito chiesto di acquistare per la biblioteca, perché è una vera e propria gioia per gli occhi.
La conversazione scorre veloce, con qualche commento anche da parte di chi – come me – segue l’evento da casa. Numerose le affermazioni da condividere, specie quelle sul ritardo di cui soffrono le case editrici nel considerare “degno” il mondo del web per parlare di libri. Non condivido invece le affermazioni di Diego Marani, secondo il quale esiste una differenza oggettiva di qualità tra un libro importante (il suo riferimento esemplificativo, Dostoevskij) e un libro di intrattenimento (il suo riferimento esemplificativo, un fumetto).
Non voglio fare del relativismo culturale, immaginando che qualunque cosa sia stata stampata su carta abbia valore “a prescindere”: ciascuno di noi conosce la differenza tra un “troiaio” e un’opera letteraria di valore. Lo sanno molto bene i bibliotecari come me, che si ritrovano a dover sorridere a 32 denti di fronte all’ennesimo “scrittore locale” convinto di essere pronto per candidarsi al Nobel per la Letteratura, e che invece incespica tra grammatica e sintassi. Ma quando si parla di diffusione della lettura, in un paese dove non si legge, come in Italia, le questioni qualitative dovrebbero essere messe da parte a favore di un lavoro culturale che sappia porsi in chiave “popolare”, riconoscendo l’importanza di conquistare alla lettura ogni persona, indipendentemente dal suo livello culturale, dalla sua posizione sociale ed economica.
In questo senso, ogni intenzione giudicante può allontanare chi muove i primi passi nella pratica della lettura, e non ha ancora maturato un gusto personale in grado di indirizzarlo nelle scelte. E noi non ci possiamo permettere di allontanare nessuno. Ma proprio nessuno.