Sono arrivata a questo film non per caso né per cusiosità, come di solito mi capita. In realtà sto scrivendo un libro sul tema della reputazione: argomento che è al centro di questa vicenda, narrata nel romanzo di Joseph Roth e trasposta cinematograficamente da Robert Benton in una pellicola magistralmente interpretata da Anthony Hopkins.
Protagonista della storia è Coleman Silk, un anziano professore di umili origini, arrivato a ricoprire il ruolo di preside in una prestigiosa università del New England, che viene accusato dal Consiglio Accademico di razzismo per avere paventato un futuro da “zulù” a due studenti che non si sono mai presentati a lezione, e che quindi non ha mai visto di persona. I due studenti in realtà sono di colore e si appellano appunto all’autorità universitaria per ricevere giustizia a fronte di quello che considerano un chiaro episodio di razzismo ai loro danni. Nel Consiglio nessuno prende le difese di Coleman, in nome di quella politically correctness che non fa sconti a nessuno, L’uomo lascia d’incarico, perde la moglie che non regge l’impatto della notizia, e cerca invano sfogo alla sua rabbia e al suo dolore tra le braccia di una giovane donna segnata da una serie di tragiche vicende (nel film una Nicole Kidman giovanissima e molto bella, oltre che già brava), prima di perdere la vita con lei finendo fuori strada con l’auto.
Dunque, una reputazione distrutta da una sola parola, detta in modo ironico e sicuramente innocente nei confronti di due studenti che il professore non ha mai visto, e che quindi non sa a quale razza appartengono: questo per me – appunto – il “motivo” che ha mosso il mio prestito del DVD in biblioteca.
La vicenda è però più complicata del previsto: perché, al di là dell’episodio incriminato (nel quale il razzismo non ha giocato nessun ruolo), Coleman è un vero e proprio razzista. In realtà lui è nato da una coppia di genitori di colore, e grazie alla sua pelle straordinariamente chiara è riuscito a farsi passare per bianco (anzi, per ebreo), risparmiandosi da adulto tutte le discriminazioni subite da bambino e ragazzo, e partecipando a pieno titolo alla vita del nuovo gruppo sociale ed etnico scelto. Un inganno mai condiviso con nessuno, neppure con la moglie, e che lo ha portato a rinnegare la famiglia, a dare un immenso dolore alla madre e ai fratelli più scuri di lui e a tradire la sua vera razza.